Uno dei gruppi più geniali e incompresi degli ultimi anni, i Beta Band, sebbene non abbiano mai eguagliato i vertici altissimi dei 3 EP hanno toccato una altro punto molto alto con questa uscita del 2001.Hot Shots II non ha più niente a che fare con il sound dei primi EP, del resto non era più possibile ripetere quella magica stagione. Il disco riesce però ad esplorare una nuova direzione sonora con grande efficacia e rappresenta il miglior tentativo fatto dalla band di limitare i propri instinti sperimentali sfruttandoli al meglio al servizio di canzoni maggiormente pop e quindi anche più brevi. La necessità di conciliare le tendenze sfrenate e libere con un formato essenziale evitando di dilungarsi troppo è stata la vera ossessione dei Nostri e forse proprio la causa del loro recente, triste scioglimento. Lo sforzo per conciliare queste due tendenze si rivelava ogni volta più faticoso e dagli esiti incerti.

Hot shots II è l'album che meglio opera la sintesi : le canzoni sono ben messe a fuoco, quadrate, senza che ciò vada a inficiare il senso di estraneità, di alterità che da sempre costituisce il lato forte della Beta Band. Il risultato è dunque molto intrigante.
L'elettronica viene usata a buon fine per sottolineare i ritmi decentrati e sghembi delle canzoni. Le melodie come spesso accade sono contemporaneamente orecchiabili, ipnotiche e inusuali. Se si vuol indicare punti di riferimento del passato non si può che fare il nome di Syd Barrett tenendo però bene a mente il fatto che musicalmente è stato fatto un notevole aggiornamento per cui non si tratta di una semplice riproposizione di modelli del passato.
"Square", "Human Being", "Gone" e le altre sono delle vignette in bilico tra elettronica e pop che immergono l'ascoltatore in un atmosfera ariosa, rilassante e rilassata, cool senza essere troppo auto-cosciente. I Beta Band suonano sciolti, freschi, soddisfatti di aver trovato una nuova, temporanea identità sonora nella folle e intrigante corsa al rinnovamento continuo che li porterà allo scioglimento.

Conclude l'album "Eclipse", lungo brano molto bello sia dal punto di vista vocale che strumentale, una distesa cavalcata in un mondo delirante, ironico, giocoso e vario, una filastocca dove i giochi vocali e le invenzioni si susseguono incalzanti. Che volere di più? Brano quasi-capolavoro all'interno di un lavoro che capolavoro non è ma è pur sempre una preziosa testimonianza della possibilità di essere ancora originali nel nuovo millennio.

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