Anno 1982. Dopo l'ondata punk emerge come una pugnalata nello stomaco il talento dei "Birthday Party", il gruppo capitanato dal "buon" Nick Cave, che, nonostante alle prime armi, dimostra di avere più espressività di chiunque altro, nel corso degli anni 80. Accanto a Cave troviamo Mick Harvey, suo "compagno" musicale per tutta la vita, Ron Howard alla chitarra e Phil Calvert alla batteria e il mitico Tracy Pew al basso, personaggio dal tasso alcolico proibito con il cappello da cow-boy.
Ma il 1982 è l'anno in cui i Birthday Party si sciolgono, dopo i dischi Junkieard e Prayers on Fire. Il periodo è pieno di incomprensioni e i personaggi che compongono la band prendono strade diverse.
Ma prima che questo accada, ci lasciano due Ep stupendi, raccolti nell'89 in un unico disco: Mutiny\The Bad Seed che ci riportano tutta la cattiveria e l'autodistruzione del periodo. Il disco è nervoso, pieno di paure e lati oscuri, urla. Un Nick Cave che calmerà la voce quando, dopo due anni, intraprenderà la carriera solista, venando la sua musica di blues. Ma tutto ciò che si sente in Mutiny! The Bad Seed è straziante, quasi fuori del ritmo che la musica esige: a partire dalla prima canzone "Sonny's Burning" in cui l'asincronia e la distorsione della voce sono paurose e la chitarra sembra incalzare il tempo: una canzone nevrotica, ossessionata mentre in "Wild World" ritorna la calma, quella calma che spesso ritroviamo nelle canzoni di Nick Cave, come un ubriaco che percorre una strada bagnata di notte, vacillando in preda dei sogni. Anche nelle canzoni successive ("Fears of Gun") la voce urla disperata e la chitarra ricorda molto il suono di Blixa Bargeld, chitarrista degli Einstuerzende Neubauten e futuro Bad Seed, mentre in "Deep In The Woods" si ha come l'impressione di una processione che a passi lenti, molto lenti, procede ("Nel profondo del bosco un funerale avanza lento"
) e lo scandire lento e ritmato sembra quasi di una campana mortuaria che annuncia qualcosa d'inevitabile, a cui è impossibile porre rimedio. Nella seconda parte si fanno sentire i contributi di Ron Howard in "Jennifer's Veil" in "Say A Spell". Sembrerebbe una parte più calma e ascoltabile, ma basta poi aspettare il finale e ritorna all'improvviso il vortice nero e freddo in cui Cave e soci stavano vivendo. "Swampland" è cattiva, vomitosa graffiante acida, urlata e anche nelle due ultime canzoni, si ha l'impressione, prima ("Pleasure Avalanche") di un crescendo lento e infernale, pieno di sofferenza e grugniti contorti e anche nell'ultima Mutiny In Heaven (che si apre con il verso di un gatto scorticato, sembra) il ritmo aumenta e si sentono diverse voci sotto un ritmo ripetitivo che non lascia molto altro in giro...
Un disco fondamentale, se alcune sere vi sentite in preda del cupo dolore, o di certi deliri e vorreste spaccare ogni cosa intorno; un disco che opera una catarsi sulla tristezza, ma che non tutti riusciranno ad ascoltare: uno dei dischi più violenti ed impressionisti di Nick Cave.
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