E arrivò il prete e arrivarono le tempeste dagli affreschi della chiesa-baracca. E arrivò il prete ed arrivarono le fedeli e il grido si levò come un fallo eretto sulle mostruosità delle terre al di là dell'oceano. E arrivò il prete e la mia testa esplose. Poichè tutta la lussuria di millenni di sessi in fiamme si levò dalle prigioni tra le rocce e entrò nella Banhof, dove il lacero pezzente dormiva. Ed entrò in lui. Ed egli entrò nella ragazza, come rana deforme contro le sue giovani gambe inguainate. E volle la sua superbia, e volle spezzare e creare dolore nella ragazza della Musica-Zoo, MORTA SOTTO I SUOI PUGNI. Con spasmi e lamenti e strilli d'organi e acuti tizzoni di chitarra e catarro. ZOO-MUSIC GIRL.

E arrivò di nuovo il prete con rombo di tuono sotto i suoi piedi fetidi mal calzati in sandali di lische di pesce e riempiti di un vuoto non spazio. La demenza accorse e la lacrima con lei e sulle colline e tra le paludi una valigia che accompagnava un uomo sfolgorò e si ruppe e pianse. Una fossa apparve e la terra del suo corpo divelto andò a formare mura di pianto.

E comparve contro il ripugnante sfondo di un teatro - bordello la sagoma nota del prete. Eccolo che si osserva. Nick the Stripper è il suo numero. IL piccolo insetto con una pausa si leva sulla platea e con una pausa si rizza grottesco e con una pausa porta le mani all'inguine e con una pausa cade a terra nel suo sangue e nel suo sperma e nel fango abbandonato dallo scarafaggio della notte precedente. E senza requie inveisce contro il pubblico ipnotizzato e con silenzio e paradossale sicurezza si leva le profetiche vesti mentre pochi nani percuotono quattro ottoni. E si sporca di disgusto e alza la vena e la trafigge. Muore. E, con il prete risorge. Una ben lurida figura di buffone.

Perché tu mendichi i nostri sorrisi, miserabile creatura? Dio non ti ha gettato spiccioli di rame d'Amore? Non ti ha donato la fortuna? Ti ha lasciato la Moneta! Moneta immane, eterna e infinita, giusto lasciapassare per quel Regno la cui esistenza è incerta... certa è la sua nemesi, Buffone, triste figura da rosario. La abiti, faccia di bronzo e moribondo e la muori dopo ogni morte dell'ora.

L'inchiostro cola come un digrignare di napalm e come fuliggine bagnata di birra mette a ferro e fuoco intere città. E lui, il Re Inchiostro entra trionfando. Puttane del Regno corrotto e nani sodomiti e scarafaggi pesanti e dalle corazze di mattone. E vermi di sabbia e gemiti gutturali e monti e mari di eroina e quel piccolo re dalla faccia di cavallo che nuota nel bianco sale e preme contro le pareti dei suoi manieri e contro i confini dei suoi domini e dorme. Lento e spezzato battito di un basso di picche e di una chitarra di fiori marcescenti: è il colpo dello scettro del re contro il principe infedele. Grugnito di mostro: è la percussione di colpi contro un guscio marcio. Il cervello è marcio, il guscio è marcio, le tonsille e l'alito marci, le suppliche del re contro la rivoluzione attuata alla nascita del mondo marci, marci MARCI. Come la tua verità Anita Lane. E' vero, dici? Mister Nothing, non puoi continuare sempre a romperCi i coglioni con le tue stronzate a proposito del cantare. Noi colpiamo e ci fermiamo. COLPIAMO e ci fermiamo. COLPIAMO organi alla cieca come morbidi varani e tu continui nelle tue lamentazioni. Non sei un profeta nel deserto. Non sei scampato alle persecuzioni degli Ittiti, né alle lance egizie, non alle sabbie del Sinai né alla giustizia dei giudici. E ora perirai nel caos. Prepara i tuoi stracci, i miei animali stanno per entrare nella tua cella penitenziale.

E il prete entrò, trascinandosi sulle ginocchia nodose e vide le sue mani trasformarsi in un sibilo di morte ed in pezzi di sporcizia e di terra semiputrefatta. E mentre entrava venne lapidato con ghiaia e sommerso di pellicce di cornacchia e con lentezza subumana un profeta riformatore lo ricacciò nel lontano Regno.

E il prete comparve per l'ultima volta. Colava risentimento. Emanava fetori maleodoranti da immondezzaio. Brandiva la sua voce come si brandisce una lama dorata da sei pollici e con quella brancolò nel buio verso la forma del pianoforte. La sua voce divenne martello implorante che si ergeva contro il tisico nemico di Dio e lo percosse, lo colpì, lo maciullò, ne cavò le membra dalla loro santa sede originaria e smise. Suore in abiti di pipistrello, grosse come noci, armate di pugni iracondi lo immobilizzarono. Ed egli proseguiva nell'azione, marcio e grondante fango. Bestemmie come lame, bestemmie come larici in fiamme, bestemmie come preghiere infuocate. Sconfitta sul campo. E infine l'ultimo fiore gelido sulle labbra del nemico, osceno ormai come la superficie del mondo sulla quale si agitano grotteschi esseri che nascono, si accoppiano e muoiono e accoppano i simili che nascono, si accoppiano e muoiono.

Il verme regnò infine sulla superficie esterna.

 

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