La storia del nostro pianeta (restrigo il discorso entro i confini planetari, perché altrimenti non la finiamo più) è stata determinata in larga parte da eventi di natura atmosferica e meteorologica.

Questi hanno segnato variamente e a seconda dell'intensità il passaggio da una era geologica a un'altra così come allo stesso tempo possono condizionare nel nostro piccolo la nostra quotidiana esistenza individuale.

Secondo me la band più influente degli ultimi dieci anni sono stati i Black Angels da Austin, Texas, Stati Uniti d'America. Dal loro disco di debutto, 'Passover' nel 2006 fino a 'Phosphene Dream' nel 2010 (nel mezzo: 'Directions to See a Ghost' del 2008) il quartetto ha infilato in serie la produzione di tre LP che hanno rivoluzionato la scena musicale alternativa degli stati uniti e rilanciato alla grande la neo-psichedelia che da quel momento è diventata prima oggetto di culto per pochi, poi una vera e propria moda negli ambienti più alternativi degli Stati Uniti d'America e del continente europeo.

L'importanza dei Black Angels è stata centrale per il movimento. Per capire di cosa stiamo parlando dobbiamo non solo considerare la loro produzione discografica ma anche il ruolo che questi hanno avuto nel salvaguardare e riportare in auge la cultura psichedelia texana degli anni sessanta a partire dai capostipiti del genere, i 13th Floor Elevators del guru Roky Erickson (con il quale hanno anche avuto modo di divedere il palco) e di fare nuovamente di Austin, Texas il centro del mondo per quello che riguarda il rock psichedelico.

Il ruolo del gruppo nella nascita e la crescita, lo sviluppo a partire dal 2008 dell'Austin Psych Fest è stato determinante. Il festival ha visto da allora negli anni salire sul palco tutti i più grandi e importanti gruppi del genere: dai Brian Jonestown Massacre ai Black Mountain, dallo stesso Roky Erickson a una leggenda come i Silver Apples; i Warlocks, gli Spiritualized, i Primal Scream, gli Olivia Tremor Control, i Dandy Warhols, i Loop, i Flaming Lips, i Jesus and Mary Chain...

A imitazione del modello originale lo stesso festival ('Levitation') è stato organizzato nelle città di Angers in Francia, a Chicago, a Vancouver in Canda. Più o meno piccoli festival dedicati al genere sono sorti variamente in tutto il continente nord-americano e in Europa. In Sud America.

In qualche modo questo fenomeno non si è ancora arrestato, anche se come spesso succede, adesso che avrebbe raggiunto il suo apice in termini di popolarità e di diffusione, in qualche maniera sul piano artistico e dei contenuti arriva adesso al momento della resa dei conti. Da una parte nuovi e vecchi gruppi ricercano nuove formule allontanandosi da quelli che erano i contenuti originari di questo revival; dall'altra ci troviamo davanti a quello che possiamo considerare a quello che qualcuno potrebbe definire come un calo di ispirazione, ma che secondo me è invece semplicemente l'esaurirsi di una certa verve e che inevitabile si riflette poi anche sul piano dei contenuti.

In una visione delle cose che potrebbe apparire in qualche maniera significativa sul piano simbolico, l'edizione 2016 del festival (che avrebbe dovuto vedere tra gli altri la partecipazione dei Brian Jonestown Massacre, gli Slowdive, Dungen, Animal Collective, Brian Wilson...) è stata cancellata a causa di evento meteorologici, in particolare la situazione dettata dalla pericolosità per le forti e incessanti piogge che avrebbero reso instabile e insicura l'area per una possibile esondazione del fiume Colorado. Sono seguiti per quanto ne sappia anche problematiche di natura legale non meglio precisati (per quelle che sono le mie conoscenze) e che hanno coinvolto gli organizzatori del festival e che in ogni caso hanno sancito la fine di questa esperienza.

Un anno dopo e a quattro anni di distanza dalla pubblicazione di 'Indigo Meadow' (prodotto da John Congleton), l'ultimo disco in studio dei Black Angels e con il quale la band virava verso sonorità più facili prediligendo la proposizione di canzoni dalla durata più breve e in una forma più tradizionale rispetto al passato, il quartetto di Austin formato da Alex Maax, Christian Bland, Kyle Hunt e Stephanie Bailey ritorna con un nuovo LP intitolato 'Death Song' e uscito su Partisan Records.

Il disco suona in qualche maniera meno forzatamente vintage e garage rispetto a 'Indigo Meadow', che faceva di queste due caratteristiche particolari il suo punto di forza, ma allo stesso tempo non abbandona quella priorità dedicata al rispetto della forma-canzone e quell'approccio più radiofonico che aveva segnato la svolta del 2013.

Sin dalle prime battute 'Death Song' appare in qualche maniera cercare di porsi come un punto di unione tra le sonorità dei primi dischi del gruppo e quelle di 'Indigo Meadow', ma il tentativo si traduce in sonorità che sono in qualche maniera claustrofobiche e manieristiche e che ricordano al limite dei tentativi del rock alternativo più facile degli ultimi anni a partire da quella oscurità tipicamente Interpol, Editors fino a quello più di taglio indie dei Black Keys.

Qua e là risuonano quelle tipiche 'oscillazioni' di derivazione 13th Floor Elevators nella stessa 'Death Song' oppure 'Estimate' e quelle evocazioni dello spirito rock-blues di Jim Morrison e dei Doors che è sempre stato un altro loro marchio di fabbrica, ma il disco nel complesso è un continuo mancare il bersaglio e fare scelte che appaiono in qualche modo se non sbagliate, quanto meno insufficienti sia sul piano emozionale che su quello del puro 'groove' psichedelico.

Non lo so se 'Death Song' apra una nuova epoca nella storia dei Black Angels, ma ho due certezze: la prima è che questo disco, sebbene sarà molto ascoltato e otterrà forse buoni riconoscimenti, non sarà mai influente come lo sono stati i primi lavori del gruppo. La seconda certezza è che questo disco purtroppo è brutto e questo è un dato di fatto che va al di là di qualsiasi proposito e definizione di genere.

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