“Shake Your Money Maker” dei Black Crowes è un album al quale non manca praticamente nulla. Prendiamo una pietra miliare del Hard Rock/Blues: “Led Zeppelin IV”. In un album del genere troviamo canzoni come “Black Dog” o “Rock n’ Roll” con ritmi incalzanti e riff potentissimi da far venire giù uno stadio e poi delle ballate come “Going to California” o la mitica "Stairway to Heaven” per concludersi con la leggendaria e forse traccia a me preferita dell’album, ovvero l’inesorabile “When the Levee Breaks” che arranca nei suoi 7 minuti e passa di durata sempre sullo stesso giro di accordi in Open D. Ma perché vi sto parlando di questo album invece di prendere in esame quello indicato dal titolo, ovvero l’esordio dei Corvi Neri capitanati dai fratelli Robinson? Bé per fornire un termine di paragone ovviamente, se prendiamo come canone l’album del Led, perfetta rappresentazione di un genere, da cui ogni hard rock band dovrebbe attingere e cercare di imitare, bé Shake Your Money Maker affronta la sfida e ci arriva molto vicino.
L’album si apre con “Twice as Hard” canzone che fa sentire tutta l’influenza di Page sui corvi con una buona dose di slider con bottle neck molto “Southern” che non fa mai male. “Jealous Again” invece fa veramente piangere, ma non perché la canzone sia particolarmente triste anzi, tutt’altro, la malinconia ti colpisce quando ti salta alla mente il pensiero che quei bridge di piano, quel ritmo di pennata sulla chitarra e quella voce acuta e penetrante li hai già sicuramente sentiti almeno 20 anni prima nei CD degli Stones. Alla malinconia segue poi la rabbia riflettendo su quanto siano diventati negli anni ’90 Jagger & Co.
L’album prosegue con toni allegri a metà fra il Blues e l’Hard Rock con assoli semplici senza troppe pretese, ma assolutamente funzionali. Si arriva finalmente alla zona ballad e si incontra inevitabilmente “Seeing Things" e la toccante “She Talks to Angels". La prima mantiene un tono elettrico anche se estremamente clean e disteso, accompagnato da un organo jazz che fa davvero molto, ma molto John Paul Jones. La seconda invece parte con un riff acustico da sogno ( ricordo la prima volta che lo imparai, mi diede una grandissima soddisfazione perché suona davvero da dio ). In questa traccia tutti i componenti si amalgamano tra loro con una semplicità e sintonia disarmante, un po’ come accade per “Stairway to Heaven” dove ogni strumento, ogni nota, sembra davvero al proprio posto.
Si viene poi al piatto forte, la traccia che ha messo in risalto una band appena sbocciata che suona un genere che si, è vero, è sempre un evergreen, ma che, diciamoci la verità, incominciava leggermente ad ammuffire negli anni ‘90. Tutto questo in un mare magnum dominato da Metallica all’apice della carriera, AC/DC che ci davano ancora di brutto e Guns N’ Roses reduci dal loro cattivissimo e cazzutissimo esordio con Appetite. La traccia in questione non può non essere che “Hard to Handle” cover del leggendario soulman Otis Redding. La canzone respira aria nuova in questo ri-arrangiamento hard rock che sembra davvero vestirgli perfettamente per il suo groove e la sua composizione. Per quanto non la ritenga la migliore dell’album, è una canzone davvero che potresti ascoltare e riascoltare senza mai stancarti.
L’album ahimè non si conclude con una simil memorabile “When the Levee Breaks” ma con una più che accettabile “Stare It Cold”. La parte migliore della traccia? Assolutamente la parte finale quando il ritmo prende il volo in una chiusura così energica, che davvero fa rimpiangere gli Stones ai tempi d’oro e che proprio non riesce a farti stare fermo in qualsiasi posto tu ti possa trovare.
In conclusione “Shake Your Money Maker” è uno di quegli album che sicuramente porterei su un’isola deserta e che non mi stancherei mai di ascoltare. Riesce a coniugare in un mix piuttosto originale, generi come il Blues, il rock e l’hard rock condendo il tutto con un po’ di American Spirit. E’ un album dalla quale emerge una incredibile passione per la musica in una delle sue tante declinazioni che si concretizza in un album d’esordio davvero di una intensità ed energia notevoli e assolutamente invidiabili.
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