I Blasters si formano a Los Angeles alla fine degli anni Settanta grazie ai fratelli Phil e Dave Alvin, uno ottimo cantante rock'n'roll e l'altro buon chitarrista dal ciuffo ribelle e ispirato compositore tanto dal blues quanto dall'hillibilly. Ad essi si aggiungono in breve tempo gli amici John Bazz, agilissimo bassista, e Bill Bateman, batterista solido e preciso. Insieme si dedicano al recupero delle radici musicali americane facendo convivere rockabilly, country, swing, doo-wop, cajun e rhythm'n'blues. A questa miscela di stili tradizionali, i fratelli Alvin aggiungono come ingredienti finali tanto buon umore e un pizzico di attitudine punk losangelina.
Tra il 1980 e il 1983 i Blasters incidono tre album particolarmente riusciti e una manciata di ottime canzoni che non rappresentano per niente un inutile e scontato revival rockabilly, ma si sposano perfettamente con la poetica stradaiola e lo spirito infuocato che si respirava nella Los Angeles dell'epoca, quella per intenderci cantata dagli X. La magia creata dall'unione della voce nera e matura di Phill, dalla elettricità sparata dalla chitarra di Dave e dalla potenza scaturita da una sezione ritmica perfetta, formano un suono vintage che non lascia indifferenti. Il rozzo e rabbioso "American Music", lo splendido "The Blasters" e l'eccellente "Non Fiction" entrambi pubblicati su etichetta Slash, rappresentano con le loro imperdibili tracce tutte ritmo e velocità, gli altri anni Ottanta, quelli che scavano per recuperare il suono puro della Sun Records, lo spirito del primo Elvis Presley e del mitico Hank Williams. Brani come "Marie Marie", "American Music", "Border Radio", "Red Rose", "Long White Cadillac" e "Barefoot Rock" entrano di diritto nella grande enciclopedia del rock'n'roll.
Accanto alle continue ed infuocate esibizioni on stage, testimoniate dall'ep "Over There", Dave Alvin trova anche il tempo di unirsi agli X per dare vita al progetto country dei Knitters e di suonare con i Gun Club nell'ottimo "Las Vegas Story". Queste estemporanee esperienze portano nuove idee ai Blasters che nel 1985 pubblicano sempre su etichetta Slash il loro vero capolavoro: il maturo "Hard Line". Finanziato da John Mellencamp, che vi partecipa anche a livello compositivo e coprodotto con Don Gehman, "Hard Line" è un incontro perfetto tra energia e tradizione. L'album contiene una serie di canzoni di grande qualità dove la band aggredisce il rock'n'roll con grande personalità. "Trouble Bound", "Dark Night"e "Common Man" mostrano le grandi capacità compositive di Dave Alvin mentre "Little Honey" e la bellissima "Just Another Sunday" sono due ballate stradaiole composte con l'amico John Doe degli X. Purtroppo, nonostante il successo di critica ottenuto dal disco, i Blasters rimangono un gruppo di culto minato, tra l'altro, da continue polemiche interne e aspri conflitti tra i fratelli Alvin che causano lo scioglimento della band l'anno successivo. "Hard Line" rimane l'ultimo disco dei veri Blasters che si riformeranno solo nel 2002 per un tour d'addio testimoniato dall'adrenalinico live "Trouble Bound".
Tutta la loro produzione discografica su etichetta Slash è presente sullo splendido doppio cd antologico "Testament", opera completa che comprende tutti i classici dei fratelli Alvin accanto a una serie di brani classici eseguiti dal vivo. Il lavoro in questione offre una visione completa sull'opera del gruppo mostrando l'effetto micidiale del loro sound. Dave Alvin, dopo aver suonato per un periodo negli X, inizierà una carriera solista di tutto rispetto, ricca di grandi dischi tra i quali vale la pena citare il pregevole "King Of California", l'acustico "Black Jack David", il tradizionale e premiato "Public Domain" e il recente "West Of The West" dove il nostro interpreta con classe brani di Brian Wilson, Jerry Garcia, David Hidalgo, John Fogerty, Jackson Browne e Tom Waits.
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