Est europeo, Cecoslovacchia dietro la cortina di ferro del ’79, i Blue Effect suonano e cantano in lingua ceca costretti dal regime a cambiare il loro nome in Modry Efekt perchè il governo comunista non ammetteva nomi in inglese. Organico dalla numerosa discografia sempre ad alto livello con Radim Hladík (1946 – 2016), il chitarrista, elemento di spicco per lavori che sono orientati verso un jazz rock progressivo. Gruppo che ha dovuto fare spesso i conti con la censura per i loro testi perché molto legati a Jaroslav Hutka che era sulla lista di controllo del governo per il suo attivismo. Complesso fondamentale per il prog dell’est europeo con riflessi musicali che profumano di Yes ed ELP senza essere mai derivativi. Un disco questo che è certamente una perla nascosta per i suoi paesaggi sonori lucenti in un lussureggiante jazz rock sinfonico. Perizia strumentale ad alti livelli con arrangiamenti da jazz bianco spolverato dal vento dell’est, alta qualità nelle composizioni con esecuzioni di una concreta precisione mai sopra le righe. Disco emozionante ed ispirato.
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