Paul Buchanan, creatore dei Blue Nile, è sicuramente uno dei geni del pop, di quel pop di qualità superiore..
I Blue Nile sono un trio, oltre al già citato Paul (voce e chitarra) la band è composta da Robert Bell (basso) e Paul Joseph Moore (tastiere-synth), e questo "Walk Across The Rooftops" è il loro primo full-lenght ed è datato 1983..
Il disco parte con la title-track, e si capisce da subito che a farla da padrone saranno delle ottime linee di basso (in questo brano quasi funkeggianti) e dei suoni sintetici infinitamente umani, la chitarra ha un ruolo di secondo piano, e la voce di Paul è dolcissima, ma capace, capacissima, di graffiare, una voce che a me ricorda molto Peter Gabriel e Sting, forse la voce che potrebbe nascere dal mesolare le corde vocali dei due..
Tanto per far capire quanto pulito e sofisticato sia questo brano, la Linn (casa di Hi-Fi scozzese, terra dei nostri) dopo aver sentito quello che sarà il secondo brano di questo disco, chiese a Paul di registrare un nuovo pezzo per tastare la qualità dei loro impianti, Paul si presentò con "Walk Across The Rooftops", il risultato fu che la Linn diede vita ad una casa discografica (la Linn records) e produsse questo ed il successivo lavoro dei Blue Nile (successivo lavoro, "Hats", forse ancor piu' suggestivo, che si fece attendere 6 anni)..
In questo brano d'apertura i violini pizzicano l'aria, un'aria notturna, Paul come un gatto cammina sui tetti, e pensa alla sua amata, la città ed i suoi edifici sono solo uno sfondo, mentre il cuore fà altro, mentre il cuore sogna..
Si prosegue poi con "Tinseltown in the Rain", un pop piu' ballabile, un pop-soul, con il synth usato in modo piu' vicino a quelle che erano le sonorità di quel periodo..
Tinseltown è sotto la pioggia, e quando piove si pensa, magari all'amore, a come sia facile vederlo andare via, a quanto e quale sia il tempo a disposizione per essere felici..
Il terzo brano è "From Rags to Riches", qui il sinth si fà piu' minimal, piu' scuro, piu' scuro si fà il basso, si percepiscono percussioni meccaniche, un'orchestrazione sintetica, la voce di Paul vola alta..
Si prosegue con "Stay", sicuramente il pezzo piu' "facile" del disco, un brano con un'anima più da "hit" (ce ne fossero di "hit" del genere comunque, tanto per capirci!)..
Con "Easter Parade" si torna a far sul serio, il brano, tra i piu' languidi del lotto, è una dolce nenia piano-voce, qui Paul narra cantando, il classico brano difficile da ascoltare senza permettersi di chiudere gli occhi, senza lasciarsi "portare", musica del silenzio..
Segue "Heatwave", altro dolce lento dal ritmo tribal-sintetico, tanto per cambiare di gran classe, e con un ritornello che pare non voler essere accattivante, ma al quale non si può che aprire la porta della testa e lasciarlo entrare facendolo proprio... Dove portano i fiumi? Case di paglia nella terra promessa..
Il disco si conclude con "Automobile Noise", un suono scheletrico, essenziale, triste, Buchanan torna alla narrazione più che al cantato, offrendo l'ennesima grande interpretazione... Piedi nudi sul freddo cemento, ricordando la propria guerra, mentre cade una pioggia fredda,ed un 'automobile passa e corre nella direzione della collina dove le bombe furono sganciate, questa è la realtà, mentre si va alla deriva in un sonno senza sogni, e ci si sveglia fissando la luna, quella luna che cade sulla collina..
Ci sono perfezionisti che stancano presto, che non invogliano, che perdono in gioia, dolore, e passione, per raggiungere quella "perfezione", Paul Buchanan ed i suoi Blue Nile non rientrano in questi casi, non vi rientrano nè con questo esordio nè coi pochi dischi futuri, i 6 anni d'attesa tra i primi due dischi sono lo spazio di tempo minore che questa band ha lasciato trascorrere tra un disco e l'altro, ad oggi i dischi pubblicati sono 4, tutti di ottima fattura..
E' la mia prima recensione, spero di avere il tempo e il coraggio di scriverne altre, parlo di coraggio perchè per scrivere di certi dischi con tutto quello che quei dischi possono aver significato ce ne vuole, non è facile, questo disco non fà parte di quella categoria, ma gli voglio un gran bene..
Magari non è bellissimo terminare una recensione con un voto, non so nemmeno quanto siano essenziali i voti in una recensione, e non so nemmeno se questa si possa considerare tale, ed io non sono nessuno per giudicare qualcosa di tanto grande quanto l'arte, però è la prima volta che mi capita di poterli dare e dunque lo faccio, ora come per le eventuali recensioni a venire, ma non dategli troppo peso.. :)
Voto al disco: 7,5
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