Nina Persson, Peter Svensson, Magnus Sveningsson, Bengt Lagerberg, Lasse Johansson: eccoli i "The Cardigans", band svedese piazza-hit fino allo scorso decennio, ad oggi finiti nel dimenticatoio o quasi, rovinati dalle loro stesse mani e dalla loro incorreggibile voglia di "strafare", rinnovarsi; si perchè i nostri avevano dimostrato di avere tutte le carte in regola -e discrete qualità- per continuare ad andare forte, a valere qualcosa, a pubblicare bei lavori, ma cosi non è stato, vuoi per il continuo cambiare stile, vuoi per motivi commerciali; dopo 3 mediocri album colmi di canzonette frizzanti quanto anonime, riffini spensierati e spumeggianti, dopo svariati cambi di sonorità (tutt'ora in atto), dopo rari episodi degni di nota nel loro cammino, ecco irrompere "Gran Turismo": 1998, la svolta, la quadratura del cerchio, il vestitino musicale su misura dopo i tanti lifting più o meno falliti; con questo lavoro acquistano finalmente un flavour di band seria e sufficientemente matura, si tratta di un album completo e ben fatto, difficilmente vi si troveranno le solite canzonette da skip facile forse troppo presenti sui precedenti album.
La produzione che ci propongono è un apprezzabile frullato di pop-rock ed elettronica, atmosfere malinconiche, sintetizzate, freddine, talvolta rilassanti (il paragone con il gelido paese di provenienza viene subito alla mano), un identità musicale che era stata -soltanto- leggermente anticipata con alcuni brani precedenti (è il caso della super hit "Lovefool"), tuttavia come detto i dischi precedenti viaggiavano con il freno a mano tirato, talvolta molto pacchiani, quasi irritanti nel loro iperbolizzato easylistening, chiaro non che abbiano prodotto proprio spazzatura, ma in linea di massima dischi per casalinghe annoiate, da sottofondo, niente di particolarmente serio. Beh, "Gran Turismo" è l'esatto contrario, mai come ora critica e fan sono daccordo, "Gran Turismo" è stato e rimane ad oggi il loro miglior (e forse unico?) lavoro che sia veramente degno di nota.
Sin dalla traccia d'apertura "Paralyzed" si percepisce subito il drastico cambio di direzione, abbandonati i cantati sbarazzini, gli arrangiamenti solari e quasi infantili, prendono largo episodi decisamente più impegnativi, massicce dosi di elettronica, atmosfere oscure e surreali,un po di ricercatezza che non guasta mai, e non per ultima una Persson che da graziosa svedesotta mielosa la si ritrova con un approccio canoro totalmente nuovo, malizioso, ammaliante, svogliato. Tutto largamente presente su "Paralyzed", e come se presente: tra i pezzi più validi "Paralyzed" si presenta cupa, deliziosamente perversa, musicalmente malata e piena di distorsioni, a tratti ricorda "Queer" dei Garbage.
Sulla stessa lunghezza d'onda il singolo "Erase & Rewind" e la lenta "Explode": la prima è il festival del sintetizzato, beat trip hop e pad a mo di depeche mode insieme ad un motivetto raffinato e un refrain molto catturante ne faranno una delle smash-hit più forti nello scorso millennio. La seconda è una ballad distensiva e delicata, Nina fornisce una buona prova al mic, sebbene non particolarmente dotata vocalmente, il timbro pretty e il suo nuovo modo di porsi ora sexy ora bad, rafforzano un pezzo tra i migliori della loro discogragia. Con "Starter" e la tirata "Hanging Around" si intraprende una sterzata più easy, sebbene l'andazzo cupo ed elettronico che pervade tutto il disco sia ugualmente (anche se a dosi minori) presente, la connotazione ricalca maggiormente quello dei primi album, ovvero schitarrate briose e motivetti facilmente canticchiabili.
Raffinatezza ed eleganza si concentrano sulla maliarda "Higher", uno slowbeat con cori e accompagnamenti degni di nota dove rifanno capolinea gli arrangiamenti freddi delle prime tracce, e su "Marvel Hill", quest'ultima un autentica perla, sax da film-music, beat aggressivo in primo piano, accompagnamenti angoscianti, ed un notevole chorus vanno a plasmare il punto migliore del platter.
Segue il singolone "My Favourite Game", un successo enorme 10 anni fa (incluso anche nel videogioco Gran Turismo 2) che ha fatto parlare di se più per le inutili critiche/censure al video (Nina canta e corre contromano con un sasso sull'accelleratore, finisce per schiantarsi contro un tir) piuttosto che per la qualità della canzone in se, un discreto pop rock molto radiofriendly che si discosta un attimo dalle ambientazioni fino ad ora ascoltate. "Do You Believe" fa leva su un incalzante riff di chitarra elettrica che lega ottimamente con l'incisivo beat electro, scorre facilmente ma l'impressione è quella di un brano comunque anonimo nel suo insieme.
Chiudono "Junk Of The Earth", dolce ballata dai toni un po vintage, e la quasi spaziale outro lounge-ambient "Nil", 2 minuti incentrati su una melodia eterea ed estraniante.
A "Gran Turismo" seguiranno lavori anonimi e completamente fuori rotta con quanto sentito qui, da album totalmente acustici a scontate canzonette pop degne della peggiore Katy Perry. Chiaramente a questo vanno aggiunti alcuni rari (ma ottimi) lampi di luce tra un singolo e l'altro, ma la continuità e la compattezza di "Gran Turismo" non si sono più ripetute.
A Nina & soci vanno i dovuti complimenti per questo buon disco, ma è altresì vero che andrebbero tirate le orecchie per come si sono gestiti male la loro promettente carriera ormai in declino, nell'improbabile speranza che questo "Gran Turismo" a distanza di 10 anni non rimanga il solo episodio isolato non si puo scendere sotto il 4 per la valutazione, considerando che gli altri album sono da 2 non posso che consigliare "Gran Turismo" a chi desideroso di ascoltare un album piacevole e mai banale.
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