C'è da dire che l'idea dei Radiohead ha lasciato il segno.

Mentre si discute ancora adesso sulla validità della loro iniziativa (per i pochi che ancora non lo sapessero, Yorke e soci hanno deciso di pubblicare in download il loro ultimo album "In Rainbows" facendo scegliere il prezzo all'acquirente, e solo successivamente pubblicare in formato fisico il disco) i The Charlatans hanno optato per un metodo più radicale: offrire il nuovo lavoro "You Cross My Path" gratuitamente dal sito di XFM. L'album sarà pubblicato poi il 19 maggio in formato CD e vinile/box set, su etichetta Cooking Vinyl. Mossa audace e coraggiosa, che certo solo un gruppo con una carriera affermata e pluriennale probabilmente può permettersi.

Ma veniamo al disco. Prodotto dagli stessi Charlatans assieme a James Spencer e registrato tra Los Angeles, l'Irlanda ed il Cheshire, è stato anticipato di ben cinque mesi dalla titletrack, primo singolo battente e tirato che già lascia trasparire le intenzioni della band; abbandonare le fascinazioni dub e reggae del precedente "Simpatico", per puntare a più canoniche atmosfere rock.

La tastiera, per prima cosa, continua (come prevedibile) ad essere fondamentale nell'economia del sound di Tim Burgess e soci. Cose come "Mis-takes" (una cascata di suoni very eighties) e "Missing Beats (Of A Generation)" (quest'ultima splendida, forse il miglior pezzo dei Charlatans da sei anni a questa parte) mettono ben in evidenza tale aspetto.

"Oh! Vanity", opener e nuovo singolo, è orecchiabile e coinvolgente nella sua estrema semplicità fondamentalmente british, a partire dal piacevole tappeto di chitarre e tastiera. "Bad Days" parte con un basso martellante per poi seguire un percorso ballabile, impreziosito da vivaci chitarre acustiche. L'ago della bilancia si sposta, però, in episodi come "My Name Is Despair" e "The Misbegotten", in cui si punta a curare maggiormente il groove del pezzo (suoni dilatati, voce simil-allucinata, loops di batteria ipnotici) rispetto alla fedeltà alla classica forma canzone. Melodicamente, la band sembra tessere trame più incisive e piacevoli rispetto ad alcune opache prove pre-Simpatico (gran parte di "Up At The Lake"), evidente segnale di una buona (e ritrovata) ispirazione. Bene, come al solito, Tim Burgess, a suo perfetto agio nell'arricchire con la sua abilità e versatilità vocale le trame sonore tessute dalla band.

Alan McGee (per chi non lo conoscesse, manager notissimo in terra d'Albione per aver scoperto pesi massimi del calibro di The Jesus And Mary Chain, Primal Scream, My Bloody Valentine, Teenage Fanclub, Oasis e The Libertines) ha definito "You Cross My Path" il loro miglior lavoro dai tempi di "Tellin' Stories".

Un po' esagerato, forse, ma non di certo lontanissimo dalla verità.

Tracce chiave: "Oh! Vanity", "Missing Beats (Of A Generation)", "My Name Is Despair"

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