Premessa:
quello che vi scrive e’ (o era??) un grande fan dei Chemical Brothers, che ha passato anni e anni a sentire i loro pezzi, e che ha amato tutti i loro album, ascoltandoli fino allo sfinimento.
Andiamo subito al sodo: “We Are The Night” è l’album peggiore dei Chemical. Dopo 2 anni dal mediocre ma comunque dignitoso “Push The Button”, Tom Rowlands e Ed Simons decidono di rinchiudersi in un vecchio bunker, per iniziare a lavorare a quello che possiamo definire un revival di suoni elettronici anni ’80, quello stesso sound che (a loro dire) e’ stato quello dei club di Manchester che più li ha influenzati quando erano ragazzotti. Inutile specificare che ogni fan che si rispetti, quando entra in possesso di un nuovo album dei suoi beniamini, non vede l’ora di ascoltarlo tutto nella speranza di trovarsi di fronte a un nuovo capolavoro, specialmente dopo che l’album precedente non era stato granchè… ma non perdiamoci in chiacchiere e andiamo ad analizzare l’album traccia per traccia:
1- “No Path To Follow” – Niente di particolare da dire per questa intro. Una voce dal basso che diventa sempre più chiara intona “There’s no path to follow” fino a farci giungere al primo pezzo vero e proprio.
2- “We Are The Night” - mmm…Surrender….Gia’ dall’inizio si ha la senzazione che arriverà qualcosa di bello, infatti la prima cosa che si sente è un sample tratto da “The Sunshine Underground”, tratta proprio dal sopracitato (e osannatissimo) album. Il groove inizia a incalzare, e noi siamo belli pronti per scatenarci.. .. ma ad un certo punto succede qualcosa, anzi NON succede qualcosa: il beat non ci prende, il groove è noioso, ripetitivo, per non dire brutto. Si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad un pezzo cestinato per "Surrender".
3- “All Rights Reversed” – La tanto chiacchierata collaborazione con i Klaxons inizia con un coro (anzi un lamento) che risulta da subito insopportabile. Il pezzo procede ma non cattura, poi ad un certo punto cerca di risollevarsi mediante sperimentazioni chimiche dei fratellini, ma è una sfida persa.
4- “Saturate” –Il pezzo migliore. Un groove semplice ma bello fa da matrice a una canzone molto piacevole che tenta di avvicinarsi come atmosfera alla vecchia (e insuperabile) “The Private Psychedelic Reel” . il pezzo è strutturato come un crescendo dello stesso groove che via via si fa più ricco e più epico. Comunque bisogna anche dire che nonostante tutto “Saturate” non e’ un capolavoro..
5- “Do It Again” – E ora veniamo a quelle che (per me) sono le dolenti note: il singolo di lancio. Be’, non c’e’ che dire, quello che prima era un sospetto e’ diventato certezza. I Chemical preferiscono seguire la moda piuttosto che il loro stile personale. Il pezzo ha una ritmica “trendy” e un groove “cool” che non a caso sentivo sempre alla radio durante il programma di Gabry Ponte. Per carita’ il pezzo non e’ bruttissimo, ma per me rappresenta solo una caduta verso logiche di mercato. Oltretutto non si avvicina minimamente alla carica danzereccia dei loro singoli storici, insomma un fallimento.
6- “Das Spiegel” – Saro’ breve. Questo pezzo è brutto.
7- “The Salmon Dance” – Molti lo descrivono come un pezzo inutile o orribile, io lo considero come un divertente esperimento ma quello che non riesco a capire e’: Perche?? Perche’ mettere una canzone su un intervista ad un salmone (!!!) in un album?? Non sarebbe stato meglio metterla come B-side di qualche singolo?? Per il resto il pezzo risulta simpatico (ma più che altro grazie al video, davvero molto carino).
8- “Burst Generator” – Un'altra traccia prettamente elettronica e tra le migliori: come in “Saturate” abbiamo di nuovo sample acidi elettronici e retro’ che cercano ancora di avvicinarsi a “Surrender”. Il Pezzo scorre piacevolmente fino alla fine, ma quello che viene a mancare è sempre la stessa cosa: la forza esplosiva dei Chemical. Quella che ti prende anche contro la tua volontà e ti fa ballare come un cretino in mezzo alla stanza, liberandoti la mente da tutti i pensieri.
9- “A Modern Midnight Conversation” – A mio parere questo pezzo è secondo solo a “Saturate”. Il Groove attinge a piene mani dagli ’80 sia per i synth che per le ritmiche, che ricordano anche certi brani hip hop di quel periodo. Un pezzo semplice ma di bell’effetto e strutturato bene.
10- "Battle Scars” – A questo punto viene ripreso il tema dell’intro. Ma una volta che il coretto e’ finito ed il pezzo inizia, il pensiero e’: “ma che C**ZO è?? un pezzo rock-folk anni 70 con xilofono annesso??”. Non dirò altro su questa traccia perche’ potrei bestemmiare. Il pezzo più brutto senza dubbio.
11- “Harpoons” - Un intermezzo strumentale (ma ben realizzato) che ci porta verso l’ultima traccia.
12- "The Pills Won’t Help You Now” – Ho letto in alcune recensioni che questo è probabilmente il pezzo migliore, ma io francamente non riesco a capirlo: un pezzo a dir poco soporifero, una specie di ninna nanna che conclude alla “Dream On” quello che è il primo album auto-parodistico che abbia mai sentito in anni e anni che ascolto elettronica.
Insomma, da quanto avete letto, avrete capito che la sensazione che pervade l’ascoltatore (ma soprattutto il fan accanito) è la delusione: dopo questo album è difficile pensare cosa sforneranno in seguito i fratelli chimici, se quelle sonorità che abbiamo amato tanto torneranno a farsi sentire con la stessa carica di quel tempo. Almeno un pregio bisogna riconoscelo però: non si sono ripetuti nella loro formula, ma accidenti da qui a fare un buon album ce ne passa!!! Comunque i tempi del big beat sono morti e sepolti.
2 Stelline solo perchè sono (o ero?) un loro fan.
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