Che palle 'sti doppioni, 'sti triploni e pure 'sti centoni! Non se ne può più! Non vi sto prendendo per il culo: nemmeno a me piacciono. Infatti questa non è l'ennesima recensione riguardante il secondo disco dei Clash. No, questo è un tributo personalissimo e viscerale nei confronti di uno di quei dischi che mi hanno formato. Chissenefrega? E fregatene pure caro de-lettore! Nessuno ti costringe a leggere quello che digito dalla mia tastiera!
Ricordo, cazzarola, quando da ragazzino (correva il '95 o il '96) rimasi colpito da questa copertina. Uno yankee dato in pasto agli avvoltoi e un soldato cinese "in groppa" a un asino. Girai la confezione del ciddì e comparvero, all'improvviso, decine di questi soldati con tanto di bandiere rosse. Era un album dei Clash. Ne avevo sentito spesso parlare ma l'unica loro traccia udita era "Should I Stay Or Should I Go". La usarono, ai tempi, per una pubblicità della Levi's. Possibile che dei "compagni" erano caduti così in basso?? Intendiamoci: ero uno di quei pischelli che si esaltavano con le foto di Castro e Guevara.
Perplesso ascoltai, in una sera, tutto il ciddì: sutpendo! Rock cattivo, secco punk, ritmi (reggae e simili) distanti anni luce dai miei consueti ascolti. Per me si apriva una nuova porta. Lontano dall'heavy metal e dal grunge. Questo era il punk '77. Quello della rivolta che poi non c'è stata
A distanza di anni lo ascolto ancora! Non sembrano proprio voler tramontare brani come "Safe European Home", "Stay Free", "Last Gang In Town" o "English Civil War".
Grazie cari. Grazie per questo mattone con il quale ho edificato la mia dimora sonora. A buon rendere!
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