Al ritorno del magnifico sabato, la cassetta della macchina preparata per l’occasione giorni prima, suona i Clash: “London Calling”, “The Magnificent Seven”, “Straight to Hell”, “I’m Not DowN”, “Janie Jones”, “Know Your Rights”, “Tommy Gun” Delirio! Come può fare un gruppo musicale a farsi spazio fra numerosi stili musicali senza problemi?
La parola ai Clash, il super gruppo di Joe Strummer, voce e chitarra, Mick Jones, voce e chitarra, Paul Simonon, voce e distruttore di bassi, e Topper Headon, batteria. Uno dei migliori gruppi che la dea Musica abbia creato: capacità, creatività, inventiva, carica, idee, avanguardia. Dopo il fortunato esordio omonimo, uscito in due versioni, grezzo e acerbo frutto di furia Punk con gli inni di lotta “White Riot”, “London’s Burning”, e il primo accenno di contaminazioni reggae (“Police and Thives”) i Clash chiudono il 1978 con “Give ‘Em Enough Rope”, da molti considerato disco di transizione, ma a mio parere un grande passo avanti, come d'altronde lo saranno i dischi successivi fino a “Sandinista!”, perché “Combat Rock” sarà leggermente un piccolo passo indietro. Un album omogeneo nei suoi 36 minuti, che aggiunge nella scaletta dei successi del gruppo inglese alcuni classici.
Si apre con “Safe European Home”, e si continua a raffica senza mai un momento di quiete con “English Civil War”, storia del ritorno a casa di Johnny in uno sfondo apocalittico da guerra civile, e poi ancora la celeberrima “Tommy Gun”, cioè cosa spinge a sparare un uomo, aperta e intervallata dai rulli continui di Headon. Segue il divertente rock and roll di “ Julie’ s In the Drug Squad”, la triste scoperta di una spia all’interno degli sballi di un gruppo di giovani amici. Chiude il primo lato la descrizione dei casini fra le bande di Londra e dintorni, zuffe, liti, botte che piacciono tanto alla gente di “Last Gang of Town”. Se il punk aveva caratterizzato le prime tracce dell’ album, adesso si delinea uno stile vicino al rock più classico, semplice, con piccoli assoli, rari e davvero ispirati di Jones, che ha nelle parole la forza prorompente della vita vissuta in mezzo alle lotte fra gang, sparatorie, periferie malfamate, violenza. Ma in fondo cos’è il punk? Un'attitudine di vivere la propria condizione vitale, non proprio un genere musicale… I Clash rubacchiano il riff agli Who (unica band dei ’60 ad avere rispetto nel mondo punk) di “I can’t explain” per “Guns on the Roof” (grande Jones nell’assolo finale!), stavolta le armi in primo piano, fatte per sparare, incutere terrore e togliere la libertà. Bisogna alzare il volume per assaporare la carica di “Drug-Stubbing Time” (con tanto di sax!), con la batteria di Headon protagonista negli ultimi 2 minuti. “Stay Free” (cantata da Mick) e “Cheapskate” sono storie di miseria, condizioni precarie, di paura nei confronti dei boss che ti seguono, di duri anni in carcere, di passatempi fra amici. Chiude l’album il gioiello “All Young Punks”, la nascita di un gruppo, l’amicizia, e l’ottimismo del vivere punk (Tutti voi giovani punks prendetela sul ridere perché non c'è molto da piangere voi tutte fighette vivetevela adesso perché non c'è molto per cui morire) senza il nichilismo di fondo dei Sex Pistols (“no future”), ma con la consapevolezza che anche in una condizione non proprio felice, lottando si può ottenere tutto. Forse il capolavoro dell’intero album, notevole nelle musiche e negli intrecci di Joe e Mick.
Give ‘em Enough Rope dalla copertina colorata e combattente nel retro, un disco nell’insieme divertente, facile e giovane, sfrutta l’utilizzo del rock, quello classico, viene perfezionato e affinato per poter arrivare ad una tecnica che porterà i Nostri a comporre l’anno dopo il doppio e sempreverde "London Calling” e nell’80 il triplo mastodontico e variegato "Sandinista!”, mescolando vari generi, che magari non c’entrano niente ma che solo con i Clash riusciranno ad avere assieme una logica di fondo. Grandi, forse i più grandi!
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