Ragazzi, suvvia ragazzi, qui parliamo di STORIA DELLA MUSICA, questa è la mia seconda recensione e sono passato dal Post-Punk di "Boy" (U2) al Punk di "London Calling" (The Clash), come potete vedere non ho variato molto nel genere. Cambia ovviamente la rilevanza degli album, tutti e due fantastici, certo, ma neanche paragonabili (lascio a voi intendere). Questa è roba seria ragazzi, fatta da gente che gli strumenti li spaccava davvero (la copertina parla da sola), gente dai nervi d'acciaio, gente come i Clash. "London Calling" è l'anima di fuoco del Punk, il disco portante del genere, che contiene (come ogni rispettabile capolavoro) infiltrati che vanno dal Ska al Rock and Roll, dal Reggae al Jazz. L'album è composto da 19 leggendari pezzi che variano stilisticamente l'uno dall'altro ma che sono uniti da un unico filo conduttore, quello della ribellione e della sovversione, fattore estremamente evidente nei testi. Per qualche motivo a noi comuni mortali sconosciuto, il tutto mantiene un'armonia incredibile riuscendo ad abbinare e avvicinare generi completamente diversi fra loro come i citati sopra mantenendo comunque un'oscuro sfondo Punk. Questo grazie alla voglia del gruppo di mettersi in gioco, di sperimentare, di mutare, di essere aperti ad ogni genere:

"C'era una grande apertura su tutto. Ricordo che Mick suonava canzoni country. A Mick piaceva fare il riscaldamento suonando la batteria di Topper. Si divertivano a scambiarsi gli strumenti: cosa che non avevano mai fatto prima." (Johnny Green, assistende del gruppo durante le sessioni di registrazione)

"Facevamo cose folli tipo strappare lentamente il velcro dalle sedie dello studio e registrare il rumore che faceva. Per le sovraincisioni andavamo sempre in bagno, perché c'era un effetto eco. Percuotevamo le tubature"

La traccia che apre le danze é "London Calling" che prepara la strada per un susssssssseguirsi di insuperabili, originali, trasgressivi, aggressivi, energici, potenti, muscolosi, leggendari brani che hanno fatto la storia. Si passa dalla carica sovversiva della title track al Rock anni 70' di "Brand New Cadillac". Interessanti anche l'ibrido Rock-Reggae di "Revolution Rock" (troppi rock) e il JAZZ/FUNK/SWING di "Jimmy Jazz". Altro pezzo importante è "Spanish Bomb" che ci riporta alla guerra civile spagnola, per non parlare della malinconica "Lost In The Supermarket" e del capolavoro "Clampdown". Il tutto si chiude egregiamente con una vera e propria perla "Train In Vain". DETTO CIO', AVETE IL DOVERE DI ASCOLTARLO.

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