I Clash sono il gruppo che meglio rappresenta l'intero movimento punk. Essi si dichiarano nel 1980 sandinisti, e sandinista si indica la corrente politica che, ispirandosi al pensiero politico del rivoluzionario nicaraguense Sandino, si propone di creare un Nicaragua libero ed indipendente.

Tutti quindi conoscono i Clash come gruppo punk ma forse non tutti sanno che sono stati il primo gruppo bianco a realizzare brani rap. Nelle 36 brevi perle di questo "infinito" album triplo i Clash  esprimono la capacità di confrontarsi in modo autorevole con svariati generi musicali: dal reggae al funk e al soul, dal dub al jazz. Il disco rappresenta un lavoro senza precedenti: un'irripetibile contaminazione di generi che mescola il meglio delle sensazioni musicali di quel periodo che segna l'esordio del "pop". L'album in qualche modo, invero, segna il passaggio dei Clash dal punk alla sperimentazione appartenente al concomitante movimento della new wave, una breve parentesi per poi tornare nuovamente al punk più soft, meno ispirato e più orecchiabile dell'album successivo "Combat Rock".

L'album si apre con il rap di "The Magnificent Seven", uno dei pezzi più significativi, e si susseguono svariati, ma brevi, cambi di ritmo e melodia che impressionano l'ascoltatore senza mai infastidirlo o stancarlo. I Clash si dedicano a verificare suoni nuovi e diversi, uniti sapientemente insieme a voci di svariate intonazioni e rumori di differente natura, sia naturali che artificiali ("Ivan Meet G.I. Joe").

Nel disco c'è tutto il tempo di provare e riuscire con successo a comporre brani che comprendono il jazz e lo swing ("Look Here"), ed addirittura il valzer ("Rebel Waltz"). Essi sono costruiti su lunghi ed affascinati echi ("The Crooked Beat") e la melodia non abbandona mai l'ascoltatore che si lascia sorprendere da quelle che solo ad un ascolto superficiale possono essere definite canzonette ("Up in Heaven"). Il motivo cambia e si passa più volte per il dub ("Let's Go Crazy") e si ritorna per brevi parentesi al punk inteso nel senso più classico del termine ("Police on My Back"). 

In quest'album oltre ad essere compresi più musicalità appartenenti all'hip hop ritroviamo brani reggae ("Junco Partner", "One More Time"), black - funky e soul - ("The Sound of the Sinners"), e ritengo che esso si possa addirittura definire il precursore del trip hop ("The Equaliser")

La voglia di "sconfinare" dalla world music al country - folk ("Lose This Skin") fa dell'ascolto di "Sandinista" un continuo di nuove sensazioni e momenti eccezionali. "Silicone on Sapphire" ipnotizza alternando il cantato tra il canale sinistro e quello destro e "Version Pardner" è la versione dub alternativa a "Junco Partner", quasi provata per caso in sala di registrazione, e normalmente scartata in un'altra situazione, è qui invece perfettamente collocata in un disco in cui tutto è diverso e tutto può trovare il suo giusto posto.

Le sperimentazioni e le miscelazioni si susseguono così creando un opera trasversale che entra ed esce da ogni genere passando per il noise rock di "Mensforth Hill", in cui l'ambientazione cupa viene realizzata oltre che dalla musica soprattutto dal testo di  "Something About England" cantato al contrario con alcuni versi di "If Music Could Talk".

Miscelando queste innumerevoli varietà musicali si ottiene un risultato unico che trasborda, quindi, da ogni genere e non rientra pienamente in nessuna definizione.

Il punk è maturo per essere rivoluzionato e i Clash lo fanno per primi, lo trasformano e lo modellano a loro piacimento, senza dimenticarsi di chi sono e di ciò che hanno fatto, scrivendo e suonando ogni sorta di musica, creando un ritmo mai più riascoltato nei loro album. 

I Clash sono uno dei gruppi più rilevanti degli anni '80 e "Sandinista" segna per esso l'inizio musicale di quel decennio di 30 anni fa. Il triplo Lp è una svolta oltre che musicale anche commerciale: nessuno a quell'epoca aveva mai pensato di inserire così tante composizioni in un solo album, realizzato per di più su un supporto, il vinile, atto ad ospitare musica per poco più di 50 minuti.

Coraggioso ed ambizioso, non pretenzioso come molti lo hanno all'epoca definito, è un progetto, o esperimento come meglio si vuol definire, riuscito infine anche nel confezionamento, voluto ad un prezzo speciale; è un collage di  idee nuove e geniali e rappresenta l'album della maturità dei Clash.

L'album può presumibilmente essere addirittura definito il simbolo del 1980, in quanto insieme fittissimo di brani che abbracciano al meglio tutti gli stili e le tendenze che saranno blasonate nel decennio appena iniziato.

Sandinista è in anticipo sui tempi e nonostante alla sua uscita non abbia ricevuto critiche favorevoli e consensi da parte dei fan e della critica,  si ritaglia un posto speciale nella discografia dei Clash ed anche nella storia della musica, non solo di quegli anni '80.

Esso è frutto di un livello di inarrivabile ispirazione compositiva, un lavoro completamente diverso da quello che ci si aspettava, che non viene compreso da coloro che speravano in un album che ritornasse, dopo "London Calling", alle classiche rumoreggianti musicalità punk. L'album ancora oggi, infatti, può entusiasmare o meno e difficilmente chi ha un'opinione su questo disco si potrà ricredere all'ennesimo ascolto. E' differente sia rispetto ai lavori precedenti che a quelli successivi della band londinese. E' incomparabile, un progetto simile mai prima di esso era stato realizzato e che pochi hanno poi conseguito (The Smashing Pumpkins - "Mellon Collie and the Infinite Sadness" quindici anni dopo e Magnetic Fields - "60 Love Songs" ben vent'anni dopo), ma nonostante ciò "Sandinista" è un' opera eccezionale , una pietra miliare.

Vista la rivisitazione con contestuale rivalutazione di molte opere del passato, i giudizi spesso eccessivamente positivi attribuiti nelle recensioni di molti vecchi dischi che non sono altro che parti di lunghe discografie di prolifici artisti, "Sandinista" non può essere che considerato un capolavoro della musica purtroppo molto spesso trascurato.

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