Questa è la storia di un ragazzo di 16 anni rinchiuso in un gazebo in estate al caldo, a fare panini e servire bibite. E' uno stagista, quindi pagato da schifo e deve fare gli incarichi più umili negli stessi giorni in cui i suoi amici sono a divertirsi al mare.
Ma non gli importa. Perché lui in quei giorni pensa solo a una cosa. Ha appena fatto una scoperta eccezionale: il rock'n'roll.
Tutto quello che gli importa è quello che gira nello stereo quando tocca a lui stare nel gazebo-sauna in piscina: l'album "The Singles" dei The Clash.
Lo mette a ripetizione, a volume assordante, i clienti arrivano persino a lamentarsi alla reception del volume troppo alto.
Ma a lui non gli importa. Ha 16 anni e ha appena scoperto il rock'n'roll.
Secondo voi lui, a quell'età, può capire che non tutti considerino i Clash la band più importante al mondo come invece crede lui?
Come può un ragazzo a quell'età capire che non tutti sentono lo stesso soprattutto per una cosa personale come la musica?
Impossibile.
Per lui quella musica è stupenda, parla la sua stessa voce e non può arrivare a capire che gli altri possono pensarla diversamente.
Magari i tedeschi in vacanza mentre stanno a prendere il sole italiano in piscina preferiscono ascoltarsi l'ultima hit dell'estate (per la cronaca, era il 2005 quindi andavano a palla i Black Eyes Peas, i Green Day e i Negroamaro) e non classici del punk come "White Riot", "Remote Control" e soprattutto "White Man (In Hammersmith Palais)" (Eh, si. Sopratutto lei).
Naturalmente quel ragazzino ottuso e felice che aveva una paura immane di amputarsi i diti nel tagliare il pane per i panini mozzarella e pomodoro ero io.
Fu un estate importante per me quella del 2005.
Successe davvero di tutto, dalla prima cotta, i primi veri amici, il primo numero del Mucchio comprato, la mia prima stagione estiva da cameriere e la scoperta dei Clash.
Tutte cose che hanno avuto un impatto importantissimo nella mia vita e praticamente tutte di uguale intensità.
Prendiamo i Clash. E' da 9 anni ormai che sono la mia band preferita. Fate che vi pare.
Mi sono ascoltato un miriade di gruppi in seguito, oh, ma da lì, dalla cima, un tullì smovi.
Sicuramente proprio perché sono legati a quell'estate e a tutto quello che portò. A come in quel momento si intrecciarono perfettamente con la mia vita privata e a come divennero colonna sonora e colonna portante insieme.
A come spuntarono nella mia vita al momento giusto e ci siano rimasti per sempre.
Il primo disco che comprai dei Clash fu proprio questo. Avevo appena letto Jack Fusciante è uscito dal gruppo, sapete quindi il perchè scelsi proprio loro per incominciare la mia avventura musicale.
Da White Riot cantata a squarciagola in motorino ai balletti penosi sotto This Is Radio Clash.
Da imparare a memoria il testo di Train In Vain (Uno delle canzoni più importanti degli anni '80. Uscita nel '79, però) a fare airgiutar in Remote Control (quei 10 secondi che dura l'assolo).
E a White Man In Hammersmith Palais, una delle canzoni che meglio rappresenta la loro grandezza e quello che significano per me.
Certo, è una questione personale perché è difficile individuare in una band gigante come i Clash il miglior pezzo visto anche le decine di generi esplorati in soli 5 anni ("Hanno fatto vedere al mondo quanto era grande e vario, accorciando molte distanze. E questa è la cosa più importante di tutte." mi auto cito..).
Ma questa canzone ha tutto. Un reggae mischiato al punk dell'album di esordio di soli qualche mese prima, una linea melodica di una semplicità epocale, un testo anti-razzista e fascista (ma anche no global, anti sistema, anti capitalismo: erano tempi confusi quelli..) che ho fatto ragione di vita, la voce del buon Joe incisiva come non mai.
Insomma, tutto quello che può sconvolgere ad un ragazzino di 16 anni la prima volta che l'avrebbe ascoltata, questa canzone ce l'ha.
Che, ragazzi, scoprire i Clash a 16 anni è come... scoprire i Clash a 16 anni e basta.
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