Un jazzista impazzito suona il suo sax ininterrottamente, intrappolato in una traiettoria di perdizione che lo sta portando alla deriva nel cosmo. Un cosmo che estende i suoi tentacoli malevoli intorno a quel minuscolo essere orbitante, getta le ombre negli anfratti della sua anima tremula. L'astronauta-musico attraversa gli scenari galattici, noncurante, segue un'iperbole di dannazione, una spirale dantesca che lo sta risucchiando nelle profondità più recondite dell'universo.
Ormai il calore dei suoi simili è un ricordo lontano, che sfuma nel gelo perenne del silenzio spaziale. Ma il sangue continua a pulsare violento e ribolle l'energia della sua musica, il sax si muta in un propulsore, il musicista cosmonauta imprime la forza della sua arte allo strumento, che ora lo porta a spasso, come in una passeggiata aggraziata, una coreografia che si dipana tra frammenti di asteroidi; la bellezza terrena, le memorie delle sinfonie umane lo avviluppano tutto in una bolla, che lo protegge.
E allora i recessi scurissimi dell'ignoto non fanno più paura, si allontanano sempre più. Il nero ora sembra azzurrato, le polveri glaciali si addensano, i materiali stellari e le vestigia del caos si riordinano e riuniscono obbedienti alla forza del logos umano, che dipinge attraverso onde sonore un paesaggio a lui adatto. Il nero pesto trasfigura. La materia oscura si rivela, e le musiche sorde del cosmonauta delirante iniziano a risuonare nelle stanze gelide della galassia.
Il sassofonista non è solo, sulla traiettoria per Alfa Centauri lo seguono un tastierista e un batterista. Ugualmente imperturbabili, suonano e scrivono il loro spazio vitale in quelle volte che poco prima sembravano del tutto inospitali e inumane. Disegnano, colorano, ricamano le stelle in forme più umanamente plausibili. L'insistenza e l'ostinazione delle musiche scava un solco, piega e ritaglia il silenzio fino al completamento della creazione. Il trio senza accorgersene ha terraformato lo spazio vuoto che lo stava soffocando.
Ora c'è una vasta landa desertica a circondarli, ma lontano spiccano i corrugamenti delle montagne, una valle si fa spazio nella rena, le acque dolci di un fiumiciattolo, timide, osano percorrere quei terreni nuovi, concepiti dalla mente e plasmati dalla mano, scolpiti dalle onde cerebrali che vagando nel nulla hanno infine scoperto il segreto della vita, dell'arte, della creazione.
La battaglia contro l'entropia è vinta, per il momento. I tre sodali percorrono la valle, in esplorazione. Il cielo è terso, ma l'azzurro dolce della Terra è ancora lontano da venire. La volta mantiene colori assurdi. Una stella s'è accostata, a intiepidire l'aere. Ma è un sole rosato, alieno. Tolgono i caschi, respirano. Lontano scorgono qualcosa, che si avvicina. È un monolito, un altro strumento di creazione. Ma questa volta non possono fruirne, le loro membra non sono in grado di adoperarlo.
Il messaggero stellare apre il suo antro vertiginoso. Si legge una scritta in caratteri runici.
“La cometa sta arrivando”.
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