Vedi, quel tamburo in basso, a sinistra della copertina, ha i colori della bandiera dell'Etiopia. Giallo rosso e verde: oro sangue e terra, ma non è questo il punto. Più semplicemente, io quando fisso quei tre colori non posso fare a meno di associarli ad un immagine, più precisamente all'immagine di un capellone. Lui però era il "Re" dei capelloni, lui è stato ed è tutt'ora, quello che ha smosso più gambe e culi di quanti tu ne possa immaginare. Predicava con la musica, si chiamava Bob, la usava come strumento più congeniale per comunicare al mondo intero una filosofia di vita, un vortice di virtù e sentimenti destinati a non morire mai.
Quando si parla di reggae, Africa e Giamaica sono legate da un connubio indissolubile. Ti basta leggere il nome del gruppo in questione e già senti il richiamo della giungla, ti basta ascoltare le prime note di "Congoman" e nella foresta ci sei dentro con tutte le scarpe, manco ti si vede in mezzo a quel groviglio di piante. Ti sembro esagerato? Io in realtà voglio solo cominciare a tessere le lodi di uno degli album più belli della storia della roots music. Poco più di una decina di persone, un vasto armamentario di strumenti, una produzione unica: è il 1977 e nasce il capolavoro.
Negli studi della "Black Art" esattamente trentatrè anni fa, a contribuire e a rendere unico il sound del disco c'era Lee "Scratch" Perry, autentico "Guru" della musica giamaicana, direttore d'orchestra non troppo serio, innato genio della sperimentazione del suono. Basta un ascolto, un solo ascolto di "Fisherman" e quel ritornello non te lo scordi più. Il letale falsetto di Cedric Myton unito ad una base indimenticabile ne fa una canzone in cui intensità e pacatezza dominano per tutti i sei minuti. Mi verrebbe da chiedere da dove presero l'ispirazione per scrivere una canzone così bella, ma la risposta, pensando alla Giamaica, sarebbe fin troppo scontata. Loro comunque e parlo dei rasta, fumano (in teoria) per avvicinarsi al loro amato Jah, lo stesso Jah nominato quasi in ogni brano e che vigila sereno sull'operato dei nostri. Tutto il resto dell'album, manco a dirlo, è avvolto da un'atmosfera quasi mistica, il dub si fonde allo spirito, il basso e le percussioni viaggiano a pieno regime, la voce di Cedric accresce la magia. Ritmi soffusi e incalzanti da ascoltare preferibilmente a volume non troppo alto: ideale consiglio per goderne appieno.
Avvertenze e precauzioni per l'uso: l'uso, specie se prolungato del prodotto può dare origine a fenomeni di eccessivo gradimento del soggetto ascoltatore. Nel qual caso è necessario continuare l'ascolto ed avviare terapia idonea.
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