"Gilles Zeitschiff" è un album bizzarro, stralunato e affascinante. Basti pensare che racchiude non solo i Cosmic Jokers, ma anche Ash Ra Tempel e Gille Letmann e svariati ospiti. Basti pensare inoltre che è una raccolta di brani precedentemente registrati, il tutto remixato con l'aggiunta di voci parlate: quella della Ragazza Delle Stelle in copertina che narra, in maniera molto autocelebrativa, il percorso dei Corrieri Cosmici fino ad allora. Quest'album sembra essere un album di ricordi sbiadito, anzi sporcato da colori acidi che hanno alterato la natura del tutto.
L'album inizia ed eccola quella voce femminile che annuncia su uno sfondo molto Schulziano, i vari nomi che compongono i corrieri. Tutti di fila l'un l'altro per più di sette minuti, Ash Ra Tempel, Klaus Schulze, Tangerine Dream, Timothy Leary, Walter Wegmuller, con un effetto macabro che mette i brividi. Sembra un appello di nomi talmente pesanti da influenzare e disturbare la musica e l'atmosfera intorno loro. Poi il tutto diventa più chiaro, gli Ash Ra Tempel e Timothy Leary si fanno avanti ed ecco "Downtown" che apriva il concetto di Spazio in Seven Up, resa più pesante da un'effetto eco che crea riverberi tangibili come se li potessimo toccare con mano. Poi senza una vera e propria fine di una canzone e l'altra si passa a una solenne "Lord Krishna" e poi, come in una barca alla deriva di un mare troppo enorme per lei, ritornano echi di Leary da Seven Up con "Power Drive" che sfuma nell'ennesima parte vocale di quella misteriosa Ragazza che ci fa da guida ad un posto che purtroppo non ammette guide. E poi dall'astratto riecco emergere "Right Hand Lover", giusto per darci l'impressione di non essere persi del tutto, come un'immagine familiare a noi, sparsa però in un posto inaccessibile all'uomo. Arriviamo così a scorgere "Cosmic Courier Bon Chance" annunciata ormai dal nostro speaker, che viene affiancata a sorpresa da un'altra voce maschile: è Brian Barritt che ci spiega la musica dei corrieri cosmici e soprattutto gli aspetti che essi hanno sulla nostra psiche, mentre sullo sfondo echi di Downtown misto ai sintetizzatori di Schulze, sembrano rimarcare ciò che dice Brian, come manco un organo è in grado di rimarcare le ultime parole prima dell'apocalisse. E la musica si rifà astratta, echeggiante in un vuoto riempito concretamente solo dagli interventi vocali della fanciulla delle stelle, fino ad arrivare al capolavoro finale: "Electronic Rock Zeitalter". Una perla dal fondo del mare, o dello spazio, è un mantra incredibilmente costante, che inprigiona l'ennesimo richiamo a Seven Up. Ma non un richiamo qualsiasi, dato che già in Seven Up era un richiamo a sua volta da "Suche & Liebe". Si esatto è ancora Lei. Quella progressione di accordi ormai eletta mitica, è sempre lì, stavolta accompagnata da Brian Barritt e Timothy Leary che intervengono su di essa, creando un atmosfera irreale, magnifica.
Insomma questo più che un vero e proprio album, sembra una raccolta di pezzi, fusi tra loro ad altissima temperatura, mixati con il commento-del-regista e una voce fuori campo esplicitativa, che intervengono a sprazzi, affinchè non ci perdiamo, corporeamente. Perchè l'Io, la nostra psiche, quella verrà sicuramente trascinata via lontano chissà dove, potrà tornare indietro si, ma non sarà più come prima. Parola dei Corrieri Cosmici. Amen.
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