Se penso new-wave penso all’Inghilterra dei vari Joy Division e progenie, ai PIL, a Siouxsie, magari anche ai Cure ed altre mille gruppi tra i più svariati dalla deriva electro o jazzy, dalle sfumature gotiche o funk…
Se penso new-wave penso all’America, ad una new-wave diversa e per certi aspetti meno compatta (compattabile), i cui campioni si dividono distintamente in zone geografiche: sulla costa est (a New York per la cronaca) i Television padri di tutto il genere con il loro suono di chitarra ritmico deviato ed allo stesso tempo lirico, mentre sulla costa ovest (San Francisco) una delle leggende meglio conservate i Tuxedo Moon fautori di uno stralunato incrocio tra punk glam futurismo e tendenze kraute. Ma in tutto questo calderone mi piace ricordare anche un gruppo forse minore, non per questo meno originale o attraente: i Cramps.
Provenienti da Detroit danno vita ad un progetto paradossalmente anacronistico e post-moderno. Nella loro fusione di new-wave e rock’n’roll alla Elvis si nasconde un amore profondo per una musica che non è più compensato con un gusto citazionista degno di un Tarantino innamorato di b-movie horror più che di ogni altra cosa. Il rock primigenio e panico viene riletto ironicamente attraverso la musica più attuale del periodo (la wave) e condito dagli stilemi di un certo cinema tipicamente americano. Il risultato potrebbe essere simile ad una session tra i Doors più ebbri ed i Cure più tenebrosi. E buona parte del merito va sicuramente a Kid Congo Powers (fondatore dei Gun Club e poi membro dei Semi Cattivi che accompagnarono Nick Cave nel capolavoro Tender Prey) ed alla sua chitarra cigolante che in questo disco subentra a Bryan Gregory e va a completare l’organico composto dal malatissimo cantante Lux Interior, dalla chitarrista porno Poison Ivy e dal folle percussionista di turno.
Dunque Psychedelic Jungle è il secondo disco del gruppo e si discosta dall’esordio per il suo essere meno noise, più classico, meno ostico ed assai divertente. Chiaro che non è una pietra miliare ma è godibilissimo e subito ti si appiccica alle orecchie. Tracce come Beautiful Gardens (che suona come se i PIL dell’ex Rozzo Johnny  fossero nati negli anni cinquanta), il country rock da serial killer ubriaco di Goo Goo Muck, la swingatissima Rockin’ Bones o la disperazione datata di Voodoo Idol non possono non conquistare, non diventare personali evergreen sin dal primo ascolto.

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