1980: esce il primo ellepì dei Cramps, "Songs The Lord Taught Us", ovvero quando il rock'n roll diviene un'ossessione punk e tutta la sua carica ribelle è trasfigurata in effetti sinistri e malsani.

Per quanto ponderata possa essere come operazione, unire la nostalgia per il rock'n roll Fifties e Sixties e per il rockabilly al dilagante morbo punk, e per quanto ciò possa risultare talora enfatizzato e volutamente sgangherato negli effetti, non c'è alcun intento parodistico o demenziale nelle intenzioni dei Cramps e il loro psychobilly (o vodoobilly che dir si voglia) può dirsi davvero una rilettura allucinata e psicotica nel più pieno ossequio ai modelli. Non si dimentichi che è pur sempre la musica con cui Lux Interior, l'istrionico-isterico frontman del gruppo (classe 1946), è cresciuto; anche se nelle radici dei Cramps non mancano Stooges, New York Dolls e Ramones. Musicalmente il risultato è aspro e sferzante, accentuato dall'assenza del basso e da una batteria talora selvaggia e tribale.

Il disco inanella una serie di cover e brani originali, in alcuni dei quali il richiamo ad originali Sixties è comunque molto forte. Si apre con Interior che in "TV Set" singhiozza sinistro domestiche visioni da incubo, per passare poi, tra le altre, ad una ipnotica ed ossessiva "Garbageman". Se in "I Was A Teenage Werewolf" l'effetto è quello di un licantropo emulo di Elvis che ululi alla luna piena, "Zombie Dance" è lo scombinato esito rock di un sabba di morti viventi. Tiratissima la balbettante "Mad Daddy", mentre evidenti curiosità erotiche si insinuano in "What's Behind The Mask".
Da segnalare, ancora, la cover malata e beffarda di "Strychnine" dei Sonics e la trasfigurazione delirante cui è sottoposta "Sunglasses After Dark" di Dwight Pullen, due dei brani migliori. Tutto sommato superflua, invece, la cover di "Fever" (tenue la vena dark che riga l'originale), ma un tributo comunque dovuto di Interior & co. a "the Pelvis".

In sostanza, un disco selvaggio e perverso come questi Cramps, tra le icone del travestitismo anni '80 e con un aplomb da famiglia Addams. Mentre ti domandi da che albo di vecchi fumetti siano usciti, ti sovviene, quale immagine più efficace, la memoria di qualche film horror di bassa lega in cui Lux Interior sia un vampiro visionario ed eccentrico e l'altera Poison Ivy una sexy diavolessa ammaliatrice, che insieme esercitano i loro bizzarri incantesimi musicali nei bassifondi di qualche cave newyorkese.

Già, quando the "Big Apple" aveva la buccia di vinile nero, era bacata dal verme punk ed incisa da un sorriso sgangherato, simile ad una zucca di Halloween.

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