Questi quattro ragazzi irlandesi, che, quando cominciarono, avevano come unico scopo quello di fare buona musica che arrivasse alla gente, certamente non pensavano che un giorno avrebbero composto un album che può essere tranquillamente annoverato tra i classici del pop-rock d'autore degli ultimi trent'anni.
Un trionfo artistico e un successo commerciale straordinario (18 milioni di copie vendute fin'ora) - aiutato da un singolo leggendario. L'intro di "Zombie" è davvero banale. Apertura dolce di chitarra, tocco di charleston ed entrata in scena della chitarra dura. Banale, ma dopo un minuto capisci che sei davanti ad una grande canzone. Dopo l'intro, gli strumenti si mettono da parte e accompagnano, molto sobriamente, la voce di Dolores senza mai mettersi sopra di lei, con la chitarra che, di tanto in tanto, si fa sentire con qualche nota scintillante. Poi il ritornello con gli epici vocalizzi, e con la distorsione usata a regola d'arte. In un gruppo tecnicamente superiore, ma meno intelligente dei Cranberries, la canzone si sarebbe persa nel rumore o in qualche virtuosismo idiota. 4 accordi per un monumentale capolavoro di songwriting.
Ma "No Need to Argue" non è solo "Zombie", ma una serie quasi miracolosa di brani ispirati: "Ode to My Family"(delicato arpeggio elettrico, delicato arrangiamento d'archi, delicato canto); "Ridiculous Thoughts" (il loro capolavoro ritmico, con una Dolores arrabbiata contro i giornalisti che l'avevano criticata); "Daffodil Lament" (una lunga suite, forse il picco del disco); "Dreaming My Dreams" (dichiarazione d'amore sussurrato, col ritornello dolcemente sottolineato dal violino); "21" (semplice ma efficace folk-rock); "Disappointment"(un lento ravvivato dalla batteria); "I Can't Be With You" (il brano pop dell'album, con Dolores che sente la mancanza del compagno); "Yeat's Grave" (chitarra acustica che introduce uno stupendo pop-rock psichedelico); "No Need to Argue" (un organo e un canto quasi gregoriano che concludono il disco).
Se vogliamo trovare un difetto, lo troviamo nel numero dei brani - nonostante i ragionevoli 50 minuti di durata. Con un paio di canzoni in meno, sarebbe stato meglio.
Ma il difetto peggiore è l'assurda posizione di "Zombie". Una canzone del genere doveva stare in un solo posto, alla fine, magari con la placida "No Need to Argue" a preparare il lacerante finale.
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