Ho sentito Dolores O’ Riordan disprezzare questo disco con queste parole: “L’ ho fatto in un momento terribile della mia vita, in cui andavo avanti a sigarette e vino. Poi ci siamo presi una pausa e siamo tornati con un album migliore”.
Il ricordo che la O’ Riordan ha di questo lavoro è assolutamente personale e, come tale, va rispettato, ma tra “To the Faithful Departed” e il relativamente mediocre “Bury the Hatchet”, non c’è assolutamente confronto.
“To the Faithful Departed” non è certamente allo stesso livello di “No Need to Argue”, ma rimane un ottimo disco Pop. Rattrista un po’ vedere che, invece, si unisce alla lista degli album sottovalutati dalla critica e, in un certo senso, anche dal pubblico (7 milioni di copie vendute, meno della metà del precedente, che però aveva un singolo come “Zombie” a fargli da traino).
Il suo difetto maggiore è la lungaggine: 14 canzoni non bastavano, e i Cranberries hanno pensato bene di aggiungervi anche uno strumentale. Quanto sarebbe bello se gli album fossero di 9 canzoni e 40 minuti.
Compositavamente sono sempre i Cranberries: pochi accordi ripetuti, ma con uso sapiente e sobrio delle chitarre che riescono a dare un’atmosfera molto “eterea” alle canzoni. Poi c’è sempre il talento melodico di Dolores che, unito alla sua voce, rende i pezzi memorabili.
I Cranberries non sono stati dei grandi compositori e musicisti, ma certamente degli eccellenti “songwriters”.
Essendo un album sottovalutato, voglio fargli un po’ di giustizia, analizzando un po’ le canzoni e i testi.
Si parte con “Hollywood”, gran pezzo, ma con un testo che, francamente, non riesco a decifrare. Capolavoro sprecato per mancanza di lavoro sulle liriche.
Passiamo a “Salvation”, una canzone contro la droga, stroncata crudelmente dalla critica per essere “banale e ingenua”. Effettivamente in qualche punto è ingenua. Dolores ha fatto uso di droghe, come ha dichiarato, ma è riuscita ad uscire dal tunnel e in questo pezzo racconta la sua gioia per avercela fatta, dicendo che “la salvezza è gratis”. Con qualche miglioramento nei versi, poteva essere un’ottima canzone. Musicalmente, invece, è, secondo me, il punto più basso dell’album.
“When You’re Gone”, è una dolce ballata elettrica. Qui c’è l’“arte del minimalismo” dei Cranberries: pochi note di chitarra elettrica, e un po’ d’organo. Il testo è semplice, ma non banale e non sdolcinato: da quando ti ho incontrato sto tornando a credere nell’amore; anche se tutto intorno mi fa schifo, accanto a te riesco ad essere più positiva.
“Free to Decide” è una ottima canzone, con un ottimo testo. Nei versi, Dolores manda al diavolo (“to Hell”) un giornalista che l’ha bersagliata. “C’è una guerra a Sarajevo e tu stai a perdere tempo con me”.
“War Child” è invece una delicata ballata acustica. Ottima nel testo. Non è una canzone sui bambini vittime della guerra – come ho letto varie volte. Parla dei reduci, chiamati poeticamente “figli della guerra”. Efficace l’immagine del reduce del Vietnam a New York. Anche se la canzone è delicata, la cantante non rinuncia al suo crudo realismo quando scrive il vero motivo per cui si fanno il 99% delle guerre: avidità di terra (“territorial greed”). (In Iraq era “avidità di sotto-terra”).
“The Rebels” è un bel lento, in cui Dolores sembra ironizzare su quelli che non smettono mai di essere “ribelli senza causa” e che non cresceranno mai (“We will never grow”). È un pezzo minore del disco, ma che nel successivo avrebbe fatto un figurone.
“Electric Blue” è una preghiera, probabilmente a Cristo (con i suoi occhi blue elettrico) a cui chiede aiuto (“Domine Deus adiuva me”) e al suo angelo custode con il quale la cantante si sente protetta. Dolores poteva aggiungere qualcosa di più nelle strofe, magari scrivendo le paure che la attanagliavano. Come dissero i Cranberries, la casa discografica li costrinse ad uscire senza che loro fossero pienamente convinti della completezza delle canzoni.
“I Just Shot John Lennon” è un bel testo – anche se, anche qui, sarebbe stato opportuno aggiungere un’altra strofa. Lennon è il mito della O’Riordan e si sente che la cantante conosce bene la sua storia, quando scrive: “Da quel momento, la vita di Lennon smise di essere un dibattito”. La musica non mi fa impazzire. Invece di sprecare un testo così con una musica così anonima, avrebbero potuto usare la musica di “Hollywood” (che non ha un vero testo) e farne un lento.
“I’m Still Remembering” è una splendida ballata acustica-elettrica. La mia canzone preferita del disco, per la chitarra scintillante e per via del finale catartico. Il testo è abbastanza cupo, una lotta contro i demoni della mente. È una lettera che Dolores scrive a suo marito. È sola e ha bisogno di lui, perché la sua mente sta facendo le bizze e lei “sta impazzendo”, ricordando gli errori fatti prima di diventare sua moglie. Sta aspettando che la pace ritorni come la “crema che ritorna sempre in superficie”.D
“Joe” e “Cordell” sono altre due bellissime ballate che ricordano il nonno di Dolores, e un amico scomparso. Il mandolino in “Joe” è davvero usato con grazia.
“Bosnia” è un gioiello, e, per quel che riguarda, il testo migliore del disco. Dolores dice quanto si è sentita in colpa stando sicura nella sua terra, mentre a Sarajevo la gente moriva tutti i giorni. Da Sarajevo passa a parlare della mancanza d’amore che c’è nel mondo. Alla fine urla chiedendo: amore, e amore per la vita.
“Will You Remember” è un amaro ricordo del suo vecchio fidanzato, al quale chiede se ricorderà “il futuro che progettavamo insieme”. Alla fine conclude: “Semplicemente ti amerò invano”. L’idea è eccellente, ma il risultato è davvero senza spessore. Sembra una filastrocca.
“Forever Yellow Skies” è una canzone con la cantante che sembra avercela con qualcuno. Francamente, se la potevano risparmiare.
Con qualche lavoro in più sui versi e qualche canzone in meno, questo disco sarebbe un capolavoro Pop. Spero che qualcuno, leggendo la recensione, lo vada ad ascoltare. È pop-rock, ma di classe.
Dopo aver interrotto il tour alla fine del 1996, Dolores - ormai diventata una delle performer più popolari al mondo - diventerà mamma, e scriverà il disco successivo da sola, mandando agli altri tre membri i pezzi già fatti.
Dunque, “To the Faithful Departed” è il canto del cigno dei Cranberries come gruppo.
Anche se i Cranberries continuerenno a scrivere ancora qualcuno dei loro “gioielli da 4 accordi e senza pretese” (“Promises”, “Shattered”, “Fee Fi Fo”, “Dying in the Sun”, “Dying Inside”, “Chocolate Brown”, e qualche altro) avrebbero potuto fermarsi qui, lasciando un ottimo ricordo - senza macchie e senza scadimenti nel pop facile.
Do 4, ma è di più.
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