Non so voi ma le mie preferenze musicali variano pesantemente durante l'arco della giornata. Se durante la mattinata e il pomeriggio preferisco musica dura, veloce, aggressiva (hard rock e metal in primis) la sera e di notte i miei gusti si spostano decisamente verso sonorità più soft, d'atmosfera, possibilmente con innesti elettronici, psichedelici, tribali et simila. Così può capitare che le mie opinioni su un album si capovolgano a seconda dell'orario d'ascolto, come è successo nel caso specifico di questo cd.
Navigando per la rete a tempo perso mi capitò di leggere di questo progetto parallelo della cantante dei "Siouxsie and the Banshees" ed essendo in quel periodo fissato col gruppo in questione decisi subito di procurarmi un loro lavoro, la scelta cadde su "Hai!", ispirato dalla, a mio parere splendida, copertina nipponica (visto la mia passione appunto per il Giappone, che tra l'altro, come vi interesserà sicuramente sapere, quest'anno sono riuscito finalmente a visitare realizzando uno dei sogni della mia vita). La prima volta che ascoltai il disco (ora non saprei dire l'ora esatta ma era in pieno pomeriggio d'agosto col sole rovente e la macchina che si era trasformata in una specie di forno) rimasi fortemente deluso, tant'è che non arrivai nemmeno a finirlo ma lo estrassi dopo una decina di minuti, estenuato dall'infinito succedersi di percussioni intramezzate ogni tanto da qualche parola qua e là.
Il disco finì così in fondo a una pila di molti suoi simili, finendo pian piano nel dimenticatoio. Poi una giorno, mentre stavo tornando a casa in auto, cercando qualcosa da ascoltare per mantenermi sveglio mi ricapitò sotto mano quest'album e decisi, stufo degli altri disponibili che avevo ormai ascoltato fino allo sfinimento, di dargli una seconda chance. Ebbene, sarà che di notte si respira tutta un'altra atmosfera, sarà che ero in quello stato in cui la sonnolenza ti pone in una sorta di dolce condizione di semi-stordimento che ti porta ad aumentare la tua recettività, ma ascoltarmi i ritmi tribali di questo cd mentre viaggiavo per l'autosrada gustandomi le luci, col finestrino abbassato e col vento fresco che mi accarezzava la faccia è stata un esperienza quasi paragonabile a una trance mistica.
Il disco, come si può intuire anche dalla copertina è fortemente minimalista ed ispirato alla cultura giapponese (lo si evince anche da tracce quali "Godzilla!" e dall'uso del daiko, una sorta di grande tamburo nipponico), le sonorità sono un misto tra tribale ed avanguardia e sono naturalmente le percussioni a farla da padrone, con la voce della cantante che si inserisce ogni tanto e non diventa mai invadente (nella prima canzone per esempio compare solo alla frase finale).
Tirando le somme un disco molto interessante, che ci invita ad abbandonarci completamente ai i suoi ritmi ipnotici e lasciare la mente a vagare, libera da ogni pensiero.
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