Dietro un discutibile look da cazzoni di prima categoria, copertine inpresentabili, e atteggiamenti trash oriented, i canadesi The Creepshow quando si tratta di fare dischi, non si dimostrano poi cosi male. Caratterizzati da un sound a metà strada tra rockabilly 50's e il più classico punk rock melodico (anche se meno presente rispetto alla precedente influenza portante), possono essere inquadrati all'interno del genere che viene definito punkabilly, che oltre questa fusione sonora, presenta anche chiari e continui riferimenti all'horror punk, (riferimenti che non mancano di certo sul concept e songwriging dei nostri, a partire dalla cover e lo pseudonimo stesso). Diciamo pure una sorta di Horrorpops più spinti e decisamente meno mielensi.
Nel 2006 pubblicano il loro primo album "Sell Your Soul". Di questo lavoro spiccano sicuramente il buon mix tra strumentazione classica (contrabbasso, piano, hammond), unita alla consueta combo punk rock (batteria, chitarra etc), ritmiche serrate, velocità spesso sopra la media, e atmosfere ora tenebrose, ora demenziali. Contribuiscono alla buona riuscita del platter il buon lavoro svolto dal tastierista "The Reverend McGinty", e la voce energica (sprigionata in toto su "Psycho Ball And Chain"), dalle chiare connotazioni retrò della carismatica bionda (e gran figa) leader Jen "Hellcat" Blackwood, alla quale si alternano i coretti e backing di Sean "Sickboy" McNab (che a differenza di quest'ultima, si presenta con una voce decisamente irritante). In mezzo ai vaneggi di Hellcat e Sickboy non mancano motivetti orecchiabili e ritornelli incisivi, che spesso ci riportano vagamente al sound di band hc melodic più note e seriose come Bad Religion, Face To Face, NoFX (beh oddio, "seriosi" loro proprio no), come sull'ottima "Creatures Of The Night", (la migliore del lotto) col suo valido arrangiamento horrorfriendly, con tanto di hammond suonato da Mc Ginty (presente più volte all'interno del disco), e sulle buonissime "Cherry Hill" e "Candy Kiss", che malgrado il titolaccio non è la solita ballata strappalacrime, ma un bel pezzo casinaro con cori accattivanti che non mancheranno di ficcarsi sulla testa dell'ascoltatore. "Doghouse" strizza l'occhio ad un Elvis leggermente fatto. Non male anche il veloce duetto "Grave Diggers", e la cadenzata quasi country "The Garden", altro pezzo da annotare, (notevole la melodia portante, e la presenza dell'armonica suonata per l'occasione da Mike Blackwood). Un occhio di riguardo anche per la curiosa introduzione recitata a mo di messa "The Sermon".
Insomma, il loro è un mix sicuramente particolare e ben riuscito, su più occasioni aleggia il fantasma di Elvis, in altre le melodie spensierate alla Beach Boys, ma comunque i The Creepshow, malgrado siano i primi a non prendersi sul serio, e non abbiano ancora fatto alcun boom, complice anche la poca notorietà del genere, si fanno largamente apprezzare per una buona dose di personalità e la presenza di discrete idee. Certo un po troppo monotematici alla lunga, ma valutabili e degni di un ascolto da chi appassionato di tali sonorità e voglioso di un disco facile ma al contempo nè banale, tantomeno commerciale. 3.5
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