I Cribs hanno seriamente rischiato di mollare tutto, e per ottime ragioni.

Poco dopo la pubblicazione del loro settimo album “24-7 Rock Star Shit” (prodotto nientemeno che dal guru Steve Albini, che aveva già precedentemente collaborato con la band del West Yorkshire), i tre Jarman hanno avuto una brutta, bruttissima sorpresa: a loro insaputa, i diritto del loro intero catalogo non erano più di loro appartenenza. Seguì (ovviamente) una brusca rottura con il loro management e la rinuncia al firmare un nuovo contratto discografico.

Dopo un periodo di inattività lungo diciotto mesi, arriva la mano tesa di Dave Grohl che (dopo un live dei Foo Fighters all’Etihad Stadium aperto proprio dai Cribs) propone la classica offerta che non si può rifiutare: “lasciate perdere tutto e venite a registrare un album nel mio studio”. I ragazzi non ci pensano due volte e si tuffano nell’avventura, mentre affrontano una seconda tranche di ulteriori problemi legali; tutto è bene quel che finisce bene però, e risolte le beghe contrattuali riescono a portare a termine la lavorazione di questo delizioso “Night Network”, indubbiamente il loro miglior album dall’indimenticabile “Men’s Needs, Women’s Needs, Whatever”.

Il nuovo e ottavo lavoro in studio si apre con un pezzo anticlimatico come “Goodbye”, che in condizioni normali sarebbe stato più adatto come chiusura piuttosto che apertura di album: le armonie à la Beach Boys ed il passo rilassato lasciano però subito spazio alle chitarre sferraglianti del meraviglioso singolo “Running Into You”, brano tipicamente Cribs che dà effettivamente il là alle danze.

Contrariamente a quanto avrebbe potuto far pensare l’apertura, l’aria di novità si respira fino ad un certo punto; escludendo un paio di episodi (la chiusura “In The Neon Night” con il suo incedere che ricorda i Blur di “Parklife” e la strokesiana “Under The Bus Station Clock”), “Night Network” è un album di brit rock quintessenzialmente alla Cribs, con punte di eccellenza quali “Screaming In Suburbia”, “Deep Infatuation” ed i singoli “Never Thought I’d Feel Again” e “I Don’t Know Who I Am”, quest’ultima arricchita dall’inconfondibile contributo di Lee Ranaldo dei Sonic Youth.

Un grande disco, una rinascita in tutti i sensi, che riporta i Cribs ai livelli di un decennio fa e consegna al loro catalogo un lavoro riuscitissimo, tra i loro migliori.

Brano migliore: Screaming In Suburbia

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