A poco tempo dallo split con l’ex cantante dei mitici At The Gates, e conseguente rientro in pianta stabile del cantante originale Johan Lindstrand, e ad appena un anno dall’uscita di “Possessed 13” album che speravo fosse l’album della rinascita, esce questo Crowned Unholy. Ma purtroppo questa chicca, dedicata agli amanti della band scandinava, è invece l’ultimo capitolo della loro carriera. Dopo 14 anni di attività, causa la quasi totale mancanza di promozione e l’impossibilità di fare dei tours promozionali decenti, il mercato decreta la fine di una delle band che più ha caratterizzato il death/thrash svedese autrice di 6 album molto diversi l'uno dall'altro. Band che come altre seguì la strada tracciata dagli album seminai di diverse band svedesi dei primi ’90 (At The Gates in primis) e che per una scarsa voglia di investire da parte delle label e per un certo disinteresse mediatico, non è riuscita a fare il grande salto. Ovvio che dopo anni di attività i 5 (che quando iniziarono non erano nemmeno maggiorenni) svedesi nel 2004 decisero di farla finita. Un vero peccato per la loro tecnica e l’immediatezza della musica estrema che proponevano.
Passando all’album in questione, ci troviamo di fronte alla riedizione di “Crowned In Terror” con le linee di basso risuonate (dalla "mente" della band) Magnus Olsfelt e soprattutto con tutte le parti ricantate da Johan, voce storica della band. Un album del genere potrebbe sembrare una mera operazione commerciale, ma è più che altro un addio in grande stile per lasciare agli amanti della band (perché è rivolto quasi solo a loro) l’album che completa la discografia con Johan alla voce. Il titolo non è diverso solo per il fatto che c’è Johan alla voce, ma in realtà doveva già chiamarsi così nel 2002, il titolo è poi stato variato all’ultimo momento. All’interno del digipack c’è un interessante dvd con un video (la qualità non è altissima) registrato in Germania e che fa vedere i 5 suonare con rabbia i loro cavalli di battaglia. Janne è veramente esaltante nel modo in cui suona la sua batteria.
La qualità della produzione è sicuramente aumentata rispetto all’originate CinT datato 2002, ma la cosa che sicuramente rende più alto il valore dell’album, è proprio la presenza del cantato di Johan. Apro una parentesi che a molti suonerà come polemica. Senza nulla togliere a Lindberg, che è e rimane una delle voci mitiche del death svedese, non si può certo dire che la sua voce fosse l’ideale per lo stile dei The Crown. Lo dico in modo oggettivo. Con le dovute proporzioni è come se ai tempi in cui Bruce si allontanò dagli Iron, fosse andato a cantare Kiske. Gran voce, ma non centra nulla con gli Iron. Qui a parer mio il discorso è analogo.
Riguardo le canzoni, le migliori dell’album sono sicuramente Crowned In Terror (una vera mazzata), Under The Whip (velocissima), The Speed Of Darkness (con strutture che spaziano dal death al più classico dei thrash metal), (I Am) Hell (brutale e cattivissima) e Death Metal Holocaust (odore di black metal nell’aria: malefica). Tutte caratterizzate da alte velocità esecutive, ritmi annichilenti, growl death all’ennesima potenza e testi crudi e oscuri. Lo stile dei The Crown si è evoluto tantissimo nel tempo e con questo album (successore del grandissimo Deathrace King) si l'evoluzione maggiore di stile e sound con un connubuo eccellente tra death e thrash: buona tecnica, velocità e potenza nell’esecuzione e ma di tanto in tanto anche cenni melodici e voci pulite (una o due volte in tutto l’album) che danno un volto diverso a questa band che nel primo album (ancora acerba) suonava una sorta di melodic black/death e che alla fine dei suoi giorni ha raggiunto l’apice creativo e lascia molto alle band future.
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