Era il 1995 e 5 ragazzi svedesi, poco più che maggiorenni, dopo alcuni demo si presentano sul mercato con questo album nella quale versione originale compariva il nome The Crown Of Thorns. Nome che i nostri dovettero cambiare in The Crown per omonimia con una band AoR già attiva. Io posseggo l’album nella versione ristampata con in copertina il nome The Crown.

Questo album rappresenta l’inizio di una carriera che, dopo 13 anni di attività, finisce nel 2004 principalmente per la scarsa professionalità degli organizzatori dei vari tours per la promozione dei sei albums di questa band culto in Scandinavia, ma conosciuta ed apprezzata anche nel resto dell’underground del metal estremo mondiale.
Il sound presente su questo lavoro è più rivolto verso un death/thrash metal con leggere influenze black piuttosto che verso il death/thrash al quale ci hanno abituato da Hell is Here (terzo album e uno dei migliori della discografia) in avanti.
Molto particolare il brano The Lord Of The Rings che, con la voce growl e demoniaca di Lindstrand che "recita" un brano dal famoso libro dove si parla della creazione degli anelli del potere, è una sfuriata death a velocità pazzesche ed entra di diritto nel lotto delle migliori del disco, come anche la successiva I Crowl (uno dei manifesti della band) che parte con una parte di chitarre che fa intravedere una canzone più moderata e che invece ad un minuto dall’inizio esplode in un brano death/thrash di rara bellezza e fantasia compositive, qui l’ascoltatore resta paralizzato dalla furia e dall’energia elargite dal quintetto. Altro pezzo di rilievo è Forever Heaven Gone (anche questo uno dei classici della band) che innalza ancora di più il livello tecnico e stilistico dell’album facendo intravedere anche la parte death/melodica della band. Ancora un pezzo death/trash formidabile Earthbor che parte con una parte quasi melodica, ma che poi scoppia ancora nel death/thrash più classico per la band, è forse la migliore composizione dell’intero album, nonostante nel complesso sia la più "lenta" delle 11. Potrei andare avanti a descrivere anche gli altri pezzi, ma il concetto non cambia: velocità, cattiveria, cantato in growl, drumming spacca testa; in tre parole assalto metal illimitato.
L’album è un vero pugno nello stomaco (o in faccia se preferite) e rappresenta l’inizio di una carriera costellata da brani e albums death/thrash di incredibile violenza che riescono a portare alla luce uno stile non certo nuovo ma che riesce a celare abbastanza bene le influenze di altre band del passato con un songwriting fresco ed ispirato.

Fortemente consigliato agli amanti del death/thrash estremo che toglie il respiro, sconsigliato invece a chi non ama sentire pezzi cattivi e brutali a 200 km all’ora e con una voce che sembra essere quella di un orco de Il Signore degli Anelli.

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