Il fenomeno danzereccio del Big Beat, nacque in UK negli anni '90, e sin da allora viene portato avanti a suon di bassi e pogo da band micidiali come Prodigy (capitanati dal DJ tuttofare Liam Howlett) e Chemical Brothers (che in realtà affrontano spesso interessanti sviluppi musicali) per citarne due tra le più note.

Quando nel 1997 Scott Kirkland e Ken Jordan registrarono Vegas, la situazione si fece interessante. I due compositori americani infatti, mostrarono la loro visione del fenomeno europeo senza scopiazzare e con una verniciatura di personalità.

In realtà Vegas non contiene particolari virtuosismi elettronici, bensì una semplicità di fondo che rende il disco godibile e accessibile da diverse esigenze di pubblico. Campionamenti tipici del genere (rubati al film The Dark Crystal e dalle trasmissioni NASA durante la missione Apollo 8), e momenti più oscuri di altri sono riscontrabili ovviamente da subito, ma l'elemento caratteristico é il mood notturno e inquieto in stile trip hop che emanano le note della nera Trip Like I Do e soprattutto della costante High Roller.

Considerato addirittura seminale, l'album ricevette critiche positive, riconoscimenti e remix da parte di pezzi grossi come Paul Oakenfold e Deadmau5.

Nella versione inglese appare anche la bonus track (Can't You) Trip Like I Do, esperimento di fusione tra i Crystal Method e la band industrial metal Filter, apparsa anche nella colonna sonora di Spawn. Brano intriso di chitarre taglienti e frustrazione.

Immaginate lo spazio aperto ed immenso, la paura del vuoto infinito o la rabbia di mille strade buie, tutto questo é Vegas.

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