Che cosa è un genio?
E' qualcuno che arriva a creare un'opera d'arte prima e nel modo più incisivo di chiunque altro.
Quindi Robert Smith è un genio.
Solo un genio poteva creare "Faith" in età cosi giovane.
A 21 anni Robert Smith inventa melodie e testi in un linguaggio musicale che nessuno prima era riuscito a concepire.
E ci mette una forza, una passione che ci lascia meravigliati: poche canzoni che sono un caso unico, dalle melodie sghembe e scarne che sono il concetto stesso di essenzialità.
Basta guardare la copertina, una foto sgranata e nebbiosa della pittoresca abbazia di Bolton, nel Nord Yorkshire. Robert sostiene che fin dall'inizio l'album era stato concepito" per essere ottimistico, ma in seguito è diventato incredibilmente morboso. Tutto quel tempo eravamo presi da problemi personali e costretti a convivere con questo album per un anno portandolo in giro con i concerti, portandosi addosso la condanna di questo lavoro semi-religioso come se facessimo penitenza".
Registrato all'Abbey Road, tutte le canzoni sarebbero da citare, perché c'è tutto l'universo di questo piccolo grande uomo, che si esprime con una sensibilità (gotica ovviamente), che pochi a 20 anni hanno la capacità di esprimere. Personalmente adoro il post-punk claustrofobico di "Primary", ma anche il modo di intendere il sentimento amoroso in "The drowing man", la tristezza da chiesa di "The funeral party", l'omaggio a Ian Curtis di "The holy hour", o la lentezza di "Faith".
A differenza dei giorni nostri dove molti musicisti si fingono diversi e poi vivono in ville con piscine Robert Smith a 21 anni "era" diverso ed ha vissuto la sua diversità sulla propria pelle.
Questa recensione non aveva la presunzione di dire qualche verità assolutà ma solo di sottolineare che qualcuno a 20 anni può diventare un genio (e Robert Smith è uno di questi)...
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