Pubblicato nel 1996, questo mini-cd live rappresenta qualcosa di simile ad "Entreat" rispetto all'omologo "Disintegration" a suo tempo, ovvero un ritratto in presa diretta della band alle prese con il materiale più attuale, in un certo senso una lettura dello state of the art del combo di Crawley dal punto di vista più importante: quello del palcoscenico e implicitamente del pubblico.

Le "Swings" qui proposte sono: 1. Want 2. Club America 3. Mint Car  4. Trap 5. Treasure. Diciamo subito che i Cure se la cavano assai bene dal vivo come pochi altri: padronanza degli strumenti, teatralità, esecuzioni perfette e virtuosismi vocali. Il senso di disomogeneità ed eclettismo straripante cui si aggiungeva l'aggravante di una non felicissima selezione del materiale per l'album del 1996 viene nelle live versions abbastanza smorzato. "Want", su tutte, suona potente e decisa, è l'ideale incipit di ogni live che si possa pensare; il resto non è affatto male: "Club America" ha un taglio (come è stato fatto notare) alla "Never Enough", forse con lontani echi della psichedelia di JAMC/shoegazers vari, "Trap" è in perfetta continuità ritmica con le citate altre due canzoni da "Wild Mood Swings" brano lineare e  pesante; nella versione dal vivo si sente il basso distorto, molto post-punk di Simon Gallup sulle cui linee si struttura l'intero sound del live, echi della freddezza atmosferica dei Cocteau Twins e della più recente fascinazione visionaria di "From The Edge Of The Deep Green Sea". Continuità ritmica purtroppo rotta dalla prima delle restanti due, "Mint Car", unico hit qui presente, una pop-song teoricamente synth-psichedelica colta e raffinata, in pratica un episodio che ricalca (o ricorda) troppo apertamente "Friday I'm In Love" per convincere appieno, mentre la retta via viene ristabilita da "Treasure" tenera love-ballad, romantica e sognante.  

Peccato. Avessero suonato, ad esempio "Adonais" al posto della citata traccia numero tre, sarebbe stato perfetto anche sotto il profilo strettamente qualitativo, ma resta comunque un buon documento delle performances del tour mondiale (anche perchè Smith e Co. negli anni successivi non eseguiranno praticamente più nulla di "Wild Mood Swings" dal vivo negli shows successivi ad eccezione di "Want"), l'art-work da solo sarebbe infine una ragione sufficiente, ma...  join the dots... catch the kiss (only for lovers).

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