Ovvero uno dei dischi più sottovalutati degli anni '80. Mentre la critica sta lì ancora a esaltare Document dei R.E.M. come un capolavoro, nello stesso anno (1987) dall'altra parte dell'oceano i Cure tiravano fuori uno dei dischi più genialmente creativi del decennio.
Abbandonati i suoni cupi della cosiddetta "trilogia dark" (Seventeen seconds, Faith, Pornography), ma superate anche le elucubrazioni Psicho pop di Top e Head On the Door, Kiss Me è un album il cui unico filo conduttore sono gli arrangiamenti orchestrali, volutamente pomposi, visionari, a metà strada fra un gusto progressive e certo dadaismo tipicamente glam, ma tutto alla maniera di Robert Smith, ovviamente; e quindi libero, spontaneo, assolutamente privo di manierismi.
Sotto gli arrangiamenti le canzoni sono ognuna totalmente differente dall'altra, all'insegna della totale libertà interpretativa: dallo pseudo funk di Hot Hot Hot, al Jazz tribale di Icing Sugar, alla psichedelia pura di If Only Tonight We Could Sleep e Snakepit, passando per irresistibili ballads vecchio stile come One More Time o A Thousand Hours, Kiss Me Kiss Me Kiss Me è uno di quei rari casi in cui qualsiasi definizione risulterebbe obsoleta di fronte a tanta ricchezza e a tanta folle libertà, uno di quei rari casi insomma , in cui il rock è un pretesto per esplorare di tutto di più, e non fossilizzarsi su pochi sterili canoni interpretativi.
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