"The Top" è uno strano album... Uno di quegli album che se non capisci fino in fondo non puoi amare e neanche apprezzare.
Solitamente è il meno lodato tra tutti quelli della sfera 80's sfornati dai Cure e sarà che è inevitabile perché ha a confronto pesanti colonne come "Faith", "Pornography" e "Disintegration" o che ha in sé un'aurea di folle combinazione di suoni, colori e immagini e un senso di ubriaca leggerezza ma vien spesso anche indicato come PEGGIOR ALBUM sotto il sacro permesso del Meglio "Wild Mood Swings".
Io, personalmente, trovo tutto ciò poco giusto.

"The Top" resta uno dei momenti più assurdi ma anche più artisticamente grandi della storia Cure! Tutta quella sensazione che pervade all'ascolto delle 10 tracce ne è già un importante segnale oltre ad essere tutt'altro che simbolo di album poco valido come in molti dichiarano.
"The Top" è l'apparenza. Non dimenticherò mai la prima volta che lo ascoltai, lo aprii... invasione di ondeggianti psichedeliche fusioni di colori. L'apoteosi del drogato lo definirei.
Sembra lo stupido seguito di un esperimento pop a nome "Japanese Whispers" durato quanto il tempo di capire che i Cure non erano affatto morti, sembra troppo poco profondo dopo le stragi di "Pornography" che hanno affascinato i tristi e depressi 'dark per eccellenza' che di follia che abbia un colore diverso dal nero non possono macchiarsi ma in realtà è stupido e poco profondo il processo di analisi che tali 'infamatori' pensano di aver fatto con un simile estro d'autore quale è "The Top".
"Shake Dod Shake" apre un idillio di inciampi e di barcollanti illusioni al suono distruttivo di una macchia di sangue ed è come aver davanti la bocca di Robert impiastricciata di rossetto che si agita nevrotica urlando di qualcosa cui solo nella nostra immaginazione possiamo dar nome. "Bird Mad Girl" irrompe come un'improvvisa caduta e gioisce triste ricordando la figura di Mary, altro indelebile simbolo della musica dei Cure, in una animalesca rivisitazione della vita, allucinata, visionata, immaginata. "Dressing Up" è un lento risveglio in cui, a mio parere, Robert mette in luce la sua più grande capacità di interprete (di se stesso ovviamente) e ci lascia "andare sotto lentamente" immergendoci nella sua ondeggiante voce.
"The Empty World" il capitolo terzo della saga "Charlotte Sometimes" con echi quasi medievali e chiude "The Top", dopo vari buffi episodi, tra cui il più è sicuramente la personale analisi di "Piggy In The Mirror" in cui Robert lascia elevarsi il maialino lasciando a sé quella parte gattesca che forma la sua persona... con una rilenta (quanto dispettosa) affermazione "The Top Is The Place Where Nobody Goes... YOU JUST IMAGINE IT ALL...! " a conferma di quanto ho scritto sopra...

Soltanto sembianze, soltanto impressione... Hai semplicemente immaginato tutto.
Questa è ARTE!!!

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