The Cure incarnati in “Faith”, “Seventeen Seconds”, “The Top” e nel capolavoro “Disintegration”, arrivano con quello che io definirei l’ultimo stimolante e personalizzato album, “Wish” prima di farsi catapultare nel commerciale e nell’ambiguità di uno straordinario gruppo.

Perfetta l’idea di dare il titolo Open al brano iniziale ed End alla fine come se fosse un presagio del futuro, una sorta saluto a quel mondo così lugubre e a tutto ciò che hanno saputo creare in tutti questi anni, uno scheletro di forma di eros e pathos. Sono tutti brani intensi e profondi come sempre, come “Apart” e l’ascolto di tutte le 12 tracce è instancabile. “Apart” è il dolore lacerante di una spina nel cuore sanguinante, uno sguardo di aiuto, verso l’alto, verso Dio, mentre “From The Edge of The Deep Green Sea” e “Cut” , sono l’urlo a pieni polmoni di una creatura appena uscita dal ventre di sua madre, l’impatto con la vita, il risveglio dell’eden e la forza di credere che la vita è un dono di divino (i più belli di tutto l’album, a mio giudizio) potrei ascoltarli decine di volte senza stancarmi da quanto è straordinaria la carica che ci mette Robert, una lacerazione degli incubi che sfociano in un lago d’oro zecchino.

Questo album è la rabbia, la lotta, la carica, lo scontro tra uomo e donna, è tutto ciò che c’è in noi, nell’essere umano, tutto ciò che si fonde, tutto ciò che si desidera anche se lo si ha tra le mani ma che non lo si sa fruttare, così soffocandolo nel nostro io più profondo ogni cosa sfruttabile e condivisibile tramutandola simultaneamente in negatività e pessimismo. "Wish", rispetto ai precedenti capolavori, è molto fluttuabile e direi, uno squarcio di sole in un terribile temporale, e quindi un po’ fuori dai loro parametri e non paragonabile alla la crescita unica di espressione di Robert, ma comunque è degno del nome The Cure.

Robert anima disperata, anima immensa, anima vera e unica, riesce sempre a dipingere quello che si vive dentro con paura, la paura di dire e di condividere, riesce a raggiungere la profondità più recondita e vergognosa e struggente dell’essere facendo esprimere al meglio l’anima The Cure icona dell’anima mia, e di chi non vuole ammetterlo.

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