"Why You So Crazy" è un disco molto importante per i Dandy Warhols.
Arriva infatti nel bel mezzo delle celebrazioni per il venticinquennale di carriera della band capitanata dall'eccentrico Courtney Taylor-Taylor, e rispetto al buon predecessore "Distortland" segna il ritorno ad un approccio più eclettico e schizofrenico, un po' sulla falsariga di episodi come "Odditorium Or Warlords Of Mars" (bellissimo e sottovalutatissimo album pubblicato nel 2005) o il meno riuscito "... Earth To The Dandy Warhols...".
Analizzando più a fondo le scelte stilistiche per questo nuovo lavoro, il suddetto approccio è portato all'estremo come mai nella carriera della band statunitense; i tempi delle megahit e del più canonico pop rock di "Bohemian Like You" e "We Used To Be Friends" sono ormai andati, e ne rimane una vaga traccia solo nello psych pop rock della bella "Be Alright" (non a caso scelta dalla Dine Alone come primo singolo estratto dall'album). Via quindi la compattezza (per quanto possa essere compatto un disco dei DW) del precedente disco, si salta da un'intro di quaranta secondi dedicata a (anche nel sound) a Fred Astaire e Ginger Rogers, all'industrial della memorabile "Terraform", al trip hop di "The Next Thing I Know". D'altronde, chiudere un disco così vario con una (oltretutto bella) piece di musica classica di sei minuti per piano ("Ondine") la dice lunga sulle intenzioni bellicose degli ormai ex ragazzi di Portland.
Pochi, pochissimi i punti di contatto tra un pezzo e l'altro, forse l'attitudine bowiana di Taylor-Taylor che accomuna "Thee Elegant Bum" e "To The Church", oltre al country che incontra Dolly Parton di "Hihghlife" (con una splendida Zia McCabe alla voce) o annacquato col pop e l'elettronica alla Eno del pittoresco secondo singolo "Motor City Steel".
Un disco estremamente schizofrenico, interessante e coraggioso questo "Why You So Crazy"; laddove altre band si sarebbero arrese ad un approccio più canonico, i Dandy Warhols continuano ad esprimersi in piena libertà con esiti spesso convincenti. L'ennesima riprova del coraggio (spesso incosciente) di una band che è sopravvisuta a venticinque anni di tempeste e non ha ancora intenzione di mollare senza prima lottare.
Brano migliore: Ondine
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