The Desert Sessions é un progetto ormai in moto da oltre 10 anni che riunisce regolarmente (di solito ogni 2 anni) i principali protagonisti della scena Stonerrock americana, su tutti Josh Homme, nel mezzo del deserto californiano con il solo scopo di registrare una decina di Song in cui confluiscono un po’ gli attuali stili musicali di tutti quanti. Trattasi per certi versi di un progetto sperimentale che da un lato rappresenta le evoluzioni creative del genere al presente e dall’altro documenta come le stesse sono cambiate negli anni.
La Desert Sessions 5 e 6 é lo specchio dello Stonerrock nell’anno 1999 ed evidenzia in particolare due influenze, il punk all’inizio e il più classico e conforme psychedelic rock alla fine. Il tutto severamente sotto la regia di J.Homme e su sfondo oro-rame della copertina.
La prima traccia "You Think I Ain’t Worth A Dollar, But I Feel Like A Millionaire" é la stessa che i QOTSA hanno poi pubblicato in agosto 2002 sul loro ultimo album. Per i più astuti non sarà però difficile riconoscere le differenze fra le due versioni, la prima del 1999 e quella odierna del 2002: nel 1999 le voci e le chitarre erano più grezze e fuzzy, quasi più bella la vecchia versione. Non mancano i pezzi strumentali blues in cui i ragazzi sperimentano con varie chitarre country e folk, creando bellissime atmosfere. Non mancano le sfuriate e degenerate tradizionali di J.Homme & Co., quelle registrazione non fermate a fine brano in cui tra una risata e una sboccata, inizia un giro di batteria minimalista su cui dilaga un potente basso poi violentato da un rozzo punkriff di fuzzyguitars. E i primi pezzi volano via così, sparati ed essenziali, molto rock e tanto ritmo. Ogni traccia ha la sua storia, la sua particolarità rappresentata da uno o più strumenti musicali in principio incompatibili con lo Stoner, come il piano un po’ alla Faith No More o degli organetti riverberati. Numerose le comparse del basso distorto fottutamente Punk. L’ascolto proprio diverte, la nr. 5 mi ricorda i Ramones.
Poi arriva la nr. 6, "A#I", ed ecco che si torna con i piedi per terra, nella polvere tipica dello Stonerrock, parte il riff splendido di chitarra su cui entra dopo 20 secondi una batteria secca tipica degli anni ’70, questo é il rock nella sua forma più essenziale e migliore. Appena ti scaldi vieni peró subiti ributtato nella acqua fredda, quando meno te lo aspetti ecco "Like A Drug", la bluessong con slideguitars e batteria jazz e la romantica voce di J.Homme in sottofondo, che introduce il finale psicadelico della Desert Sessions. "Teens Of Thailand" é da fiati sospesi, una Kyuss-Song lenta e intensamente magnetizzante, ritmi cadenzati e lunghissimi, solo strumenti musicali perfettamente improvvisati e nessuna voce per oltre 3 minuti e mezzo, poi le chitarre si fanno piacevolmente distorte e una sottovoce diabolica incomincia e penetrarti nella testa ed ipnotizzarti.
Ti risvegli per un attimo con l’intro esplosivo della nr. 10, "Rickshaw", ma solo per accorgerti che la soffice voce di Homme e le splendide heavyblues guitars ti catturano di nuovo e non mollano più. Il finale é un azzeccato bis strumentale di "Like A Drug", la perfetta colonna sonora per un Italowestern.
djd
P.S.: Purtroppo non è possibile reperire ulteriori informazioni poiché il sito della Man's Ruin Records é stato oscurato qualche mese fa (non pagavano le fatture). D’ora in avanti per tutte le Stonerinfo rivolgersi al "nuovo" sito rekordsrekords.com, almeno finché pagano ...
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