Hardcore e zombies: esiste un'accoppiata migliore? Io penso di no! Ormai è passato quasi un anno da una delle migliori uscite degli ultimi tempi dei The Devil Wears Prada. Ma non è un album completo ma bensì un Ep di 5 tracce in un crescendo ricco di adrenalina, angoscia, disperazione e soprattutto sangue. A litri. Sembrano aggettivi adatti a un film d'horror ma è proprio questa l'idea di fondo della loro produzione: ricostruire la scenografia apocalittica di un'invasione zombie in chiave hardcore. Spettacolare. Ma andiamo con calma.
I TDWP sono una band dell'Ohio, che si identificano da una etichetta Christian Metalcore, ma per questa volta lasciano da parte la loro influenza divina, pur non abbandonandola sia chiaro, e si dedicano alla realizzazione di questo lavoro che costituisce una nuova affermazione della loro line-up. I diavoli eredi di un ottimo "With roots Above and Braches Below" costruiscono un qualcosa che si differenzia poco da quest'ultima produzione, ma riescono a rimescolare tutto quello che già sanno fare in maniera originale e convincente, quasi da non sembrare loro al primo impatto. Le due chitarre suonano più cattive, accompagnate da una costante doppia pedaliera, mentre la voce dello screamer Mike Hranica si sdoppia quasi in ogni track e passa dal suo solito scream a potenti growl ben bilanciati. I synth e l'elettronica la fanno ancora da padrona, diventando una parte ormai inconfondibile e caratteristica della band come i vari breakdown districati in maniera intelligente e non monotona. Non poteva poi mancare il clean del chitarrista Jeremy DePoyster a cui ci hanno da sempre abituati, che, con i suoi cori più echeggianti del solito, sta volta riesce a completare ottimamente il narrato di Mike. Strepiti feroci di un temporale, vento forte e pioggia battente, anticipano il fiato di Hranica nella prima traccia "Escape". "There's no time" urla il front-man americano, sgolanandosi nel tentativo di avvisarci di un pericolo imminente, ma una voce poco dopo lo contraddice: "Omg they'are everywhere". Ormai sono qui, non si sa bene cosa, ma sono arrivati in massa e ci hanno scoperto. Non si capisce cosa stia capitando ma si sa cosa rimane da fare: seguire il proprio istinto, scappare più lontano possibile, concentrare le proprie energie su questo e lasciare da parte ogni ricordo o rimorso. Un allarme antiincendio attira la nostra attenzione, ma non vi voltate, correte più forte che potete, ci sono rumori molto più inquietanti e spaventosi: i ringhi e i gemiti si odono ormai ovunque..Questo è un concentrato di ciò che trasmette la prima traccia che ci permette in maniera incredibile grazie al testo e ai suoni usati (gli allarmi, i latrati, le urla) di plasmare una scena vivida davanti ai nostri occhi oppure di farci tornare in mente le tipiche scene di un film apocalisse-zombie di cui il pezzo ne costituisce una perfetta sound-track. Da nominare senza dubbio il breakdown a tre/quarti del prezzo avviato da un colpo di pistola (bella genialata).
L'avvio di una motosega lancia "Anatomy": sì ormai è certo, quelli sono zombie, non morti, appestati. L'infezione comincia con la febbre che consuma il corpo della vittima, che dopo poco rinasce, con la pelle fredda e grigiastra, distrutto e affamato. Mike, coinvolgendo con scambi di scream e growl ci descrive chiaramente gli effetti del virus, che sembra inarrestabile. Le ultime lontane strofe del chitarrista disorientano e non lasciano via di scampo: "Close your eyes, but nothing changes"; è assurdo come tutto sia decaduto così in fretta, non c'è più tempo di pensare, piangere, disperarsi. Tutto sta andando a puttane, ma ancora non ne siamo consapevoli. Il mondo sta implodendo, ma noi ostinatamente proviamo a darci qualche forma di razionalità, a rifiutare quello che sta accadendo, a ritornare all'ordina, ma nulla. Non serve a nulla. "We Are Outnumbered" è l'ammonimento di una trasmittente radio che ribadisce e ci avverte su ciò che sta accadendo: il virus è arrivato in tutto il mondo, isolate gli infetti e non abbiate nessun contatto con loro e in via alternativa..distruggete il loro cervello! Il mondo ormai sta collassando su se stesso. La razza umana rapidamente è passata in minoranza, e si ripara e si fortifica in tutti i modi per cercare di resistere, o sperare di resistere alle ondate di non morti. Questo è il pezzo centrale dell'intero ep, costruito in maniera ordinata, di grande impatto e violenza, ammorbidito solo dalle note di tastiera nei breakdown. In "Revive" si cerca in tutti i modi di sopravvivere, e si spera ancora di tornare alla normalità. Tutto è svanito in pochissimo tempo, ma non è stata trovata una cura o meglio non esiste nessuna cura. Non si riesce ad abbandonare la vita passata, tutto ciò che è stato, che si è fatto, che si ha amato. E questo si tramuta in rabbia e disperazione, che si sfoga in colpi di fucile contro la furia dei mostri. La parte finale della track si protrae con un motivetto dolce amaro che cede il posto ai grugniti di infetti inferociti eliminati dalla carabina di un uomo ansimante: il "Survivor". Questo è il titolo dell'ultimo pezzo, che inizia in un ambient davvero rapsodico e suggestivo, dove il tutto rallenta, e la vicenda si sofferma sulla storia di un uomo che si ritrova solo in una casa di campagna a combattere contro un mondo di appestati. I riff si fanno più intricati, la batteria rallenta, e Mike e Deyposter si fanno sentire in uno sfondo synth confuso e angosciante. I breakdown finali non terminano questa visione ossessiva che continua a strumenti fermi e viene accompagnata da un'evanescente risata sbarazzina. E qui si concentrano tutte le nostre visioni più oscure, emergono i nostri incubi più profondi.
La visione apocalittica di una città abbandonata, la fobia della presenza della morte, la personificazione dei nostri sentimenti più irrazionali prendono vita sulla vicenda così ben suonata dai TDWP. Come in Alba dei morti viventi, la storia è lasciata in sospeso, non si sa quali saranno le sorti del nostro mondo, oramai svanito e di cui ci rimane un ricordo lontano e non ben definito (la risata finale). Perfetta colonna sonora di un film di Romero, e travolgente trasposizione a libri come The Zombie Survival Guide, non può fare a meno di ricordare agli amanti (sì a noi piace) del genere Zombie, i survival-horror Resident Evil, o Left4dead. Il gioco è lo stesso, i mostri sono uguali, il fucile a pompa è carico.. vestire Prada non vi salverà.
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