Concentrato d'energia

Da più di quattro anni The Distillers percorrono il cammino del punk-rock, ed ora questa band nella sua terza incarnazione esce con CORAL FANG, un lavoro che innanzi tutto conferma una certezza assoluta: la cantante Brody Dalle ha un talento immenso! Questa cantante australiana dai polmoni d'acciaio è l'unica compositrice della band e anche l'unica rimasta del nucleo originario. "She's the boss". Brody è forse la rock-woman più esplosiva del momento. Dopo venticinque anni vissuti intensamente ha preso in mano le redini del suo destino rompendo con il passato: ha firmato per una major (Warner), ha divorziato dal marito Tim Amstrong dei Rancid e si è legata pubblicamente con Josh Homme dei QOTSA.

Una rivoluzione personale, seguita da questa rinascita discografica. La sua musica è comunque rimasta tenacemente punk, almeno per quanto riguarda i tre primi pezzi del nuovo album: l'iniziale Drain The Blood, la californiana Dismantle Me, e l'irresistibile Die On A Rope. Però, a partire dal quarto pezzo, la rotta delle sonorità vira leggermente su frequenze più soniche: la sbalorditiva The Gallon Is God sarà una sorpresa per i fan più radicali che sentiranno echeggiare riverberi alla Sonic Youth e PJ Harvey, sotto forma di una Brody intensa, feroce e matura.
La title track che segue riassesta i timpani su frenetici giri punk-hardcore, per poi accedere ad un'altra sorpresa, The Hunger: dopo un intro acustico scatta un impressionante urlo liberatorio, chitarroni pesanti, e poi giù melodia, e ancora melodia… grunge? Poi di nuovo un urlo disumano, chitarroni, batteria in primo piano, e di nuovo quella melodia di stampo Nirvana… wow!

In questo disco Brody ha messo in gioco alcuni capisaldi della musica anni '90 con una maestria tale da mettere in ombra alcune colleghe più esperte. Dimostrazione? Ascoltare Hall Of Mirrors, un consistente brano che fa letteralmente impallidire la Courtney Love dei tempi migliori (alla quale Brody è stata sempre comparata). Scioltezza, rock'n'roll, una voce acre e dinamica: Hole-sound, sì, ma interpretato molto, molto meglio. Il resto dell'album si mantiene tonico e potente. Cito ancora la catartica Death Sex, ammiccante titolo per un pezzo di quasi tredici minuti che alterna un bestiale tiro speed-punk a spettrali free-divagazioni soniche.

La voce e la chitarra di Brody sono accompagnate da una band suprema (l'eccelso batterista Andy Granelli, il bassista Ryan Sinn e il "new entry" Tony Bradley alla seconda chitarra), e si sono avvalse di una produzione più che degna (Gil Norton), nonché di una registrazione favolosa (Jon Dunne, e mastering di Howie Weinberg). La grafica di copertina ad opera di Tim Presley è dissacrante quanto basta… che dire di più?

...che il futuro del rock è Donna.

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