È triste pensare che molto spesso le realtà più interessanti si nascondano negli abissi del mercato, perché in questo modo siamo costretti a conoscere solo ciò che resta a galla, e che a volte neanche ci soddisfa.
Questo disco, che personalmente non ho mai visto giacere sugli scaffali dei negozi italiani, appartiene di sicuro alla categoria dei "tesori persi negli abissi".
I Divine Comedy sono un gruppo esistente già da più di dieci anni e "Regeneration" è il loro ottavo capitolo.
Immaginate di avere trent'anni suonati, di abitare nella grigia e desolata periferia di una città inglese; immaginate che le vostre uniche gioie del giorno siano la sigaretta che fumate per la strada del pub o la birra che assaporate ogni sera con il vostro campagno di sbronze, qualche delusione sentimentale alle spalle e una sottile speranza che le cose possano cambiare al più presto. Di questo parla Regeneration: undici canzoni avvolte da un'ironica malinconia e sospese tra una lacrima, un sorriso, un raggio di sole e una goccia di pioggia.
"Bad Ambassador" è una gradevolissima lovesong alla Elvis Costello, "The Eye Of The Needle" è forse la più toccante ballata che io abbia mai ascoltato in assoluto e "The Mastermind" non penso abbia bisogno di aggettivi per essere descritta. Un vero e proprio concept, una perla persa negli abissi del brit-pop che necessita assolutamente di essere ritrovata e riportata alla luce. Fatevi coraggio e datevi da fare, se c'è un disco che tutti devono ascoltare almeno una volta nella loro vita, non può essere che Regeneration dei Divine Comedy.
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