Il gruppo di Jim Morrison
senza Jim Morrison ?!?!
Un paio di giorni fa stavo frugando tra i vecchi vinili di mio padre. Ovviamente, tra l'immensa collezione, non potevano mancare i mitici The Doors.
Scorro i titoli: ''The Doors'', ''L. A. Woman'', ''Strange Days''. . . ''13'' e ''Full Circle''.
Scartando nel massimo rispetto i titoli di cui, ormai, si sanno vita, morte e miracoli. . . mi concentro sugli unici due che non conosco.
Il primo che mi capita tra le mani è ''13''. Si può vedere la classica foto di gruppo (ovviamente l'immagine di Morrison è messa in netto risalto), mentre sul retro sono stampati i titoli di Light My Fire, Roadhouse Blues, Wild Child. . . si tratta quindi dell'ennesima compilation. Nulla di particolarmente interessante.
Passo all'altro perfetto sconosciuto, ''Full Circle''.
Già l'illustrazione in copertina presenta alcune significative varianti: ad esempio il tradizionale logo dei Doors è stato sostituito dal segno dell'infinito. Inoltre l'immagine che possiamo osservare è un pregevole disegno, dalle atmosfere circensi, che rappresenta il ciclo della vita.
Apro l' LP e mi accorgo di non conoscere nemmeno una canzone.
L'occhio passa poi sui credits. . . ed è qui che rimango assolutamente perplesso:
THE DOORS
Robby Krieger: Guitars and vocals · John Densmore: Drums · Ray Manzarek: Keyboards and vocals
THE OTHER VOICES
Clydie King · Venetta Fields · Melissa Mackay
. . . e di Jim Morrison nemmeno l'ombra!
Ebbene sì. . . i tre rimanenti Doors hanno deciso di battere il ferro finché caldo e, dopo la morte del loro leader, hanno dato alle stampe ben due album: ''Other Voices'' (fine 1971) e ''Full Circle'' (inizio 1972).
Accantonando momentaneamente ogni tipo di pregiudizio, cerchiamo ora di esaminare l'album. . .
Il primo brano che incontriamo sul lato A s'intitola Get Up And Dance. . . il titolo parla chiaro: siamo di fronte ad una composizione creata appositamente per essere ballabile. Possiamo subito notare l'apertura affidata ad un basso tradizionale (per ''Full Circle'' vengono chiamati vari sessionmen e Manzarek non suona più il synth-bass) a cui segue una melodia per pianoforte. . . inoltre Ray canta aiutato da un buon numero di coriste.
Nonostante il testo sia quanto di più distante possibile dalla poetica morrisoniana. . .
''Oh people, get up and dance
The new day's comin', it's the end of the trance
The future's ours if we just take a chance
So come on people get up and dance"
. . . il risultato è tutt'altro che disprezzabile.
La successiva 4 Billion Souls si presenta come un mal riuscito tentativo di coniugare la psichedelia con l'easy listening: tre minuti poco ispirati e piuttosto monocordi. . . tuttavia si salvano quei pochi istanti dove il brano cambia ritmo (praticamente una costante dopo il ritornello) ed il tutto acquisisce un'aria piuttosto giocosa.
Dopo questo attimo di sbandamento Manzarek ritrova momentaneamente se stesso. . . e ricorda che in cantina (o nel box?) aveva ancora quell'organetto che rese unico il sound dei veri The Doors. È proprio con questo strumento che viene lanciato il buon blues di Verdilac, un modo per riallacciarsi, seppur parzialmente, con le sonorità di ''L. A. Woman''.
Molto piacevole si presenta pure Hardwood Floor, che miscela i temi spensierati precedentemente visti in Get Up And Dance con qualche lieve tocco di country-western da saloon: possiamo infatti notare Krieger alle prese con l'armonica, strumento abbastanza tipico nelle composizioni country.
L'ultima composizione della prima facciata s'intitola Good Rockin'. È un canonico pezzo di rock'n'roll/rockabilly che non sarebbe nemmeno tanto male. . . però sia l'essere forzatamente retrò che il presentarsi a tutti i costi così ammiccante verso l'ascoltatore, alla fine lo penalizzano un po'.
Il lato B è aperto da The Mosquito, resa parecchio invitante grazie all'accostamento brutale tra ritmi da ''siesta'' messicana e scorci di jam psichedeliche. Anche il testo è al limite del ridicolo (si parla semplicemente di una zanzara fastidiosa), rimane comunque uno dei momenti migliori di tutto ''Full Circle''.
''No me moleste mosquito
Let me eat my burrito
No me moleste mosquito
Why don't you go home?''
Con The Piano Bird arriviamo al capolavoro dell'album. . . un'ottima miscela tra psichedelia, progressive e pop che ricorda molto il versante più colto dei contemporanei Fleetwood Mac di ''Penguin'' o ''Bare Trees''. Si può ascoltare anche un'ottima linea di flauto, che riesce ad amalgamare in modo pressoché perfetto tutti gli altri strumenti.
Il trio, dopo aver dato il massimo, gioca nuovamente la carta della nostalgia con lo sghembo blues di It Slipped My Mind. . . una (parecchio) brutta copia di Love Me Two Times!
La chiusura è affidata alla discreta The Pecking King And The New York Queen, che, per essere una canzone pop senza troppe pretese, si dilunga in maniera realmente eccessiva.
Concludendo. . . è veramente difficile giudicare quest'album senza pregiudizio.
Se confrontato con qualsiasi produzione dei The Doors di Morrison, questo ''Full Circle'', a parte un paio di brani, è zero su tutti fronti. Mentre, se preso a sé stante, una risicata sufficienza se la porta a casa.
La pecca più grande, oltre ad una certa piattezza compositiva, sta proprio nell'aver utilizzato ancora il marchio The Doors. . . se fosse stato pubblicato con un nome differente, probabilmente oggi, invece di essere considerato come uno dei dischi più inutili della storia, sarebbe una chicca per i fan e gli appassionati del gruppo.
Da ascoltare, più che altro, per pura curiosità. . .
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