L'essenza di questo disco e l'anima di questo gruppo al suo capitolo finale, vengono fuori con una magistrale ispirazione musicale che in verità, era mancata nelle ultime due produzioni della band californiana:"The soft parade" e "Morrison Hotel". Il sound dell'album è un ritorno alle origini per la band, un tentativo perfettamente riuscito di cavalcare di nuovo le sporche strade del blues, mentre Jim, il re lucertola ormai trasformato in un saggio poeta barbuto, canta con una voce roca da alcolizzato, rabbiosa, ma allo stesso tempo piena di tristezza.

L'album si apre con "The changelling", brano potente, carico di energia e impreziosito sapientemente dall'organo di Manzarek, tornato in perfetta forma dopo un periodo di appannaggio. Si procede con "Love her madly", tipica canzone alla Doors semplice, melodica ed elettrizzante e con "Been down so long" un pezzo classico e di poco spessore, ma che precede l'eccezionale "Carss in by my window", blues semplice, solo chitarra e voce, dalla forte carica atmosferica tipica della vita americana di campagna, dove non ci vuole molto ad immaginare un Morrison che canta su una sedia a sdraio, mentre si scola una buona bottiglia di whiskey. "L.A. Woman" è il pezzo più forte per impatto del disco, una cavalcata blues verso le strade deserte della california per arrivare nell'orgiastica perdizione di Los Angeles. Tutti i "Doors" sono al massimo in questa canzone, Krieger sfodera una chitarra graffiante come mai nella sua carriera, Manzarek picchia letteralmente il suo piano, mentre Densmore, col suo tappeto ritmico, accompagna tutti con grande maestria. Il pezzo rallentato, dove Jim usa l'acronimo Mr. Mojo Risin, è poi assolutamente geniale, un modo per spezzare il ritmo serrato della canzone, qualcosa che difficilmente altri musicisti avrebbero azzardato a fare. Dopo la title track l'album non perde assolutamente spessore e continua con la psichedelica "L'America", la morbida "Hyacinth house" e "Crawiling king snakes", altro blues dal forte spessore ritmico, enfatizzato da un Morrison sempre più immerso nella parte del saggio sciamano che canta le sue avventure. Prima di conludere questo tributo alla musica americana, "The Wasp" ci regala una delle migliori interpertazioni di Jim, una poesia che il cantante dei doors già recitava nei concerti della sua band e che qui trova la giusta base musicale che le fa onore. L'ultimo brano è "Riders on the storm" il testamento musicale di Morrison e dei Doors, una pietra miliare assoluta nella storia non solo di questo gruppo, ma di tutto il rock. Lo spettrale rumore della pioggia e dei fulmini fanno da sottofondo a melodie morbide e oniriche, suoni venuti da un altro mondo che accompagnagno la voce sussurata di Jim nella sua più toccante interpretazione. Per questa canzone è inutile sprecare parole, perchè tanto non se ne troverebbero, bisogna ascoltarla, entrarci dentro, respirarla, solo in questo modo si potrà capire perchè sia così speciale.

I Doors non potevano confezionare epilogo migliore per la loro straordinaria carriera e Morrison dal canto suo non poteva fare altro che consegnarci con quest'album tutto il suo amore per la musica e la poesia. L'ultimo album delle "porte" è tutto quello che ogni artista vorrebbe incidere per concludere la propria carriera: ispirato, suonato divinamente e con tanta passione. Pochi mesi dopo l'uscita di L.A. Woman, Morrison morirà all'età di 27 anni e forse, senza esagerare, con lui morirà definitivamente tutta una generazione di persone che credevano in qualcosa e che volevano cambiare il mondo anche con la musica. Oggi questo persone non ci sono più, ma il loro maestro, la loro guida, vive e vivrà per sempre per tutti quelli che impareranno a capirlo ed amarlo. 

"Quando il mio corpo sarà cenere, il mio nome sarà leggenda"

James Douglas Morrison

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