1970 , i tempi sono cambiati , ormai l'epoca della psichedelia è finita ed è arrivato l'hard rock , il progressive ,e un accenno del metal tramite l'album d'esordio del gruppo campeggiato da Ozzy Osburne , e il titolo dell'album omonimo Black Sabbath. Gli anni 70 erano appena iniziati è già le differenze si notavano dal '69.La maledizione del club 27 invece continuava a mietere le sue vittime , quindi il distacco con il decennio precedente stava per essere confermato del tutto. Ma in tutto questo sfondo particolare che i Doors registrarono quello che per molti sarà agli anni a venire il loro terzo e atteso capolavoro. Atteso perche? Molti si chiederanno ,è inutile girarci intorno ma nonostante i Doors siano la mia band preferita e sono sicuramente tra le band più influenti del loro periodo, pero è anche vero che i Doors dal flop di "The Soft Parade" e del successivo concerto di Miami difficilmente si sono ripresi ,complici anche gli episodi del loro leader , il gruppo sembrava uno dei tanti che non sarebbe riuscito a passare al decennio successivo però inaspettatamente iniziarono le registrazioni del progetto "L.A. Woman" , esso già dalle premesse parecchio diverse dai loro album precedenti , tanto per cominciare la dipartita di Rothchild grande produttore di tutti i loro album , dipartita che ancora oggi molto discussa su quale sia la vera ragione ,se per classici divergenze creative oppure c'era qualcosa di più serio dietro, questo non si saprà mai purtroppo. Sale quindi al timone il braccio destro di Rothchild ovvero Bruce Botnick , che a seguito dei vari problemi delle sessioni precedenti deciderà di dare il pieno controllo creativo alla band, il tanto agognato controllo creativo che la band voleva ricevere già dal '68, e altra grande differenza è la scelta del genere dell'album difatti quest'album a differenza dei precedenti non è nient'altro che un classico chicago blues, quello suonato da John Lee Hooker per intenderci , non a caso l'album è anche considerato un album "on the road" ovvero registrato in diverse case discografiche in giro per l'america in questo caso e anche la musica ha quel non so che di "on the road" oppure come molti lo definiscono da autogrill . Resta il fatto che se per il 90 per cento l'album è composto dal chicago blues , l'album ha anche una parvenza di psichedelia sopratutto in canzoni come "L'America" oppure la lenta ballata dai toni cupi e jazz di "Riders On The Storm" , Proprio parlando di quest'ultima traccia considerata da molti come il testamento artistico della band ma anche da me come il vero capolavoro della band ,una canzone che si rifà alle danze degli indiani d'america con uno dei testi più particolari e interessanti di quelli scritti da Morrison come "The End" nel primo disco del gruppo , appunto parlando di quest'ultima "Riders On The Storm" non è altro che una degna continuazione di "The End" tanto che vengono citati anche gli stessi temi e personaggi come il killer della strada. E del resto dell'album ovviamente si segnalano le traccie come la titletrack che è praticamente la canzone più da "autostrada" che ci sia , oppure "Been Down So Long" un blues vecchio stile , arrabiato e quasi scatenato con un riff di chitarra di Krieger che è uno dei migliori fatti proprio da lui , parlando di John Lee Hooker c'e anche una sua cove​r molto particolare , a voi il gusto di scoprirla "Crawling King Snake" , e poi il singolo che scalò la classifiche poche settimane prima dell'album ovvero "Love Her Madly" canzone forse tra tutte la più commerciale e meno riuscita. Per concludere come album è ovviamente stato per il periodo un capolavoro inaspettato in un periodo che ormai gli idoli degli 60 iniziavano a scomparire , ad oggi invece un capolavoro immortale anche solo per l'ultima traccia.

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