"What a lovely sort of Death" recita Peter... Peter è un regista televisivo che sta affrontando la presa di coscienza del cambiamento che sta avvenendo nel mondo, ed il tramite che lo porta sull'orlo del baratro è l'imminente divorzio chiesto dalla moglie Sally. Con l'aiuto dell'amico John, decide di intraprendere un esiziale viaggio nei meandri dell'LSD. Dal calore che inizialmente si diffonde, Peter viene catapultato in un fantastico mondo di percezioni extrasensoriali, caleidoscopici colori che sembrano prendere vita ed esperienze di incontri con personaggi che escono direttamente da "Lo Hobbit" di Tolkien. Gli appare una bellissima dea bionda che lo conduce attraverso la sensazione di morte, dalla quale è terrorizzato, uscendo dal corpo assiste al proprio funerale ed arriva al cospetto di un amico, il giudice Max, che lo sta processando per il suo lavoro commerciale e lo spreco di talento. A questo punto, completamente fuori controllo, scappa dalla casa dell'amico John (che crede morto) per risvegliarsi felice con l'amante Glenn che gli annuncia come sia difficile il raffronto con il domani.

Tutto questo nel 1967.

La colonna sonora è affidata agli Electric Flag, gruppo che nasce dalle intenzioni del chitarrista Mike Bloomfield (appena uscito dalla Paul Butterfield Blues Band) di assemblare una piccola orchestra capace di miscelare tutte le musiche della tradizione americana (tanto il primo provvisorio nome è An American Band), dal blues al country, dal ragtime al folk, dal funk al soul, il tutto con il nuovo vestito psichedelico che prendeva corpo in quel periodo. La formazione che realizza questa colonna sonora (partecipando pure al Monterey Pop Festival) è composta da musicisti provenienti dalla scena blues di Chicago, e sono, oltre a Bloomfield, il cantante Nick Gravenites, il tastierista Nick Goldberg, il bassista Harvey Brooks ed il talentuoso batterista Buddy Miles. Spalleggiati da un'ottima sezione fiati, si trasferiscono a San Francisco (e dove se no) ed iniziano a lavorare a questo disco. Come nelle migliori intenzioni di Bloomfield, prende vita un perfetto tappeto sonoro per lo svolgimento del plot cinematografico, dove la band tende a sottolineare perfettamente quello che accade al protagonista, viaggiando dalla cosciente immersione nell'acido dell'iniziale "Peter's Trip" fino all'uscita da questo con il funky di "Gettin' Hard", brano che maneggia ed omaggia molto da vicino quella "Hoocie Coochie Man" di Muddy Waters. Il percorso si snoda magistralmente fra piccole perle allucinogene come "M-23" o "Flash, Bam, Pow" (di cui se ne sente un piccolo estratto anche in "Easy Ryder"), perfette per le visioni liquide di Peter o momenti di maggiore furore compositivo come in "Fine Jung Thing", una sorta di hyper-jazz che lo accompagna nei meandri più oscuri del suo viaggio. Molti i frammenti e le porzioni ad esclusivo commento cinematografico, ma dai quali escono Jimi Hendrix, i Floyd "Barettiani", il vento caldo della West Coast. Il flower-power e gli Hell's Angels, il tutto in un subbuglio di rumore ed angoscia. Ultimi capitoli sui quali spendere qualche parola, sono lo splendore scintillante di "Peter Gets Off" e l'incredibile lavoro dei sintetizzatori di Paul Beaver per "Synesthesia" che precorre di qualche anno l'uomo che cadde sulla terra di Bowie. Da molte parti viene anche indicato come il primo disco "rock" (o uno tra i primissimi) ad avere utilizzato il Moog.

Credo che basti ed avanzi per la curiosità.

P.S.: ultima nota tecnica sul film (e non mi pare di poco conto)...

The Trip (Il Serpente di Fuoco) - 1967

Regia: Roger Corman

Sceneggiatura: Jack Nicholson

Cast:    Peter (Henry Fonda)
            Sally (Susan Strasberg)
            John (Bruce Dern)
            Max (Dennis Hopper)
            Glenn (Sally Sachse)

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