Gli Electric Prunes sono una band californiana della prima ora, che è passata come una meteora negli anni formativi della storia del rock nella sua forma psychedelia-West Coast. La cosa per la quale li si ricorda ancora oggi è una straordinaria versione rock della messa cattolica che uscì nel 1968 (alcuni dicono fine 1967) con il titolo "Mass in F Minor" e fornì un brano, "Kyrie Eleison", alla colonna sonora del film "Easy Rider".

Formati a Seattle ma scoperti a Los Angeles dal produttore Dave Hassinger, che ne ricostruì la personalità artistica introducendoli agli effetti sonori dell'epoca, gli Electric Prunes esordirono nel 1966 con un classico della canzone psichedelica, il 45 giri "I Had Too Much To Dream", una fantasia melodica in miniatura, con un falsetto petulante e una chitarra selvaggiamente distorta e riverberata. I primi due album, Electric Prunes (Reprise, 1967) e Underground (Reprise, 1967), ristampati come Electric Prunes/Underground (Head), erano naive ma ruggenti, nello stile dei concittadini Seeds, arrangiati in maniera più bizzarra (usando persino i primi effetti elettronici).

La band di Los Angeles è caratterizzata da un suono piuttosto acido sul quale si innesta spesso l'armonica e scorazzano le chitarre, ricordando un po' i Quicksilver degli inizi, senza però il virtuosismo strumentale e la capacità, tipica della band di John Cipollina, di dilatare a dismisura i temi affrontati.
Alla fine del 1967, i Prunes partono per una tournèe in Svezia e Hassinger inspiegabolmente crea un altro omonimo gruppo che pubblica la già citata grande e discussa "Mass In F Minor"; quest'opera sarà la prima di molte contaminazioni sacrileghe tra sacro e profano (cosa c'è di più profano del rock??).
Il disco è strettamente psichedelico e rappresenta una eccezionale testimonianza delle tendenze creative di contorno al fenomeno "Summer of Love" che in quel momento (fime del 1967 primi del 1968) andava tramontando. Mass In F Minor è notevole non solo per essere una preistorica opera rock, sia pur religiosa, ma anche per il fascino "naive" dell'esperimento di fusione di generi diversi, per una maturità compositiva che si situa già nell'era seguente. Il merito è dell'arrangiatore David Axelrod, reclutato da Hassinger, che diresse e produsse anche l'album seguente.
In realtà  soltanto il canto è quello austero e solenne delle cerimonie religiose, in primo piano si trovano i riverberi psichedelici di chitarra elettrica e i vibrato stranianti di un organetto di strada. Sparsi per i sei movimenti si possono trovare spunti colti, come l'assolo di basso in crescendo di "Gloria" (miglior traccia) o gli ipnotici arpeggi indiani di viola elettrica nell'"Agnus Dei". Gli inni più trascinanti sono quelli del "Credo", che ha il ritornello più emozionante e il baccanale più spericolato, e del "Benedictus", dalle intonazioni vagamente hare krishna e dalle cadenze jazzate.

Un'opera intramontabile per varie ragioni: per la sua originalità (mi riallaccio al quesito del forum su quali dischi hanno segnato la storia del rock in generale... questo è uno di quelli sicuramente), per il suo alone di mistero legato a quello che poc'anzi ho detto circa la leggenda della formazione non originaria (poco importa da chi è stata in realtà incisa... si suppone dei session men), per i suoni (amanti dei doors... ascoltate), per "l'odore di incenso" che proviene dal lettore cd (che mi so fumato??)... insomma per tutto.

Detto questo non può che meritarsi 5 stellette... i "The" Electric Prunes (mi riferisco a k... il "the" nel 1968 significava qualcosa... non come ora... è vero... condivido) ci sconvolgono... ci ipnotizzano ci catturano.
Brave "Prugnette Elettriche".
PIETRA MILIARE.

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