La psichedelia americana diventa matura.

La band di Los Angeles, capitanata da Ken Williams, dopo l’esordio abrasivo che fu “I Had Too Much To Dream Last Night” sempre nello stesso anno rilascia questo autentico capolavoro della musica americana. L’album si apre con “The Great Banana Hoax”, psych-progressive in forma seminale e prosegue con un terzetto di pozioni magiche, “Children Of Rain”, “Wind-Up Toys” ed “Antique Doll”, dove le Prugne Elettriche miscelano la nascente psichedelia inglese, con il vuoto del deserto e la malinconia delle grandi praterie… non mancano brani più robusti, come “It’s Not Fair”, un divertissement di stampo folk-country deviato, come solo i conterranei Kaleidoscope riuscivano a fare o “Dr. Do-Doog” uno stralunato hyper-garage psicotico e malato. Ma a mio avviso il momento più emozionante lo si raggiunge con “Hideaway”, dove il quintetto si abbandona in una magistrale cavalcata epica, con la voce di Williams che si fa seria e profonda a duettare con le rasoiate della chitarra di Michael Weakley, entrambe sostenute da una sezione ritmica violenta ed intransigente, mentre dal fondo si leva un coro che sembra uscire direttamente da un brano che Morricone avrebbe scritto per sostenere il momento cruciale di un duello… al tramonto. L’unico episodio stonato all’intero lavoro lo si trova nella leggerina “Big City”, ma subito il tono risale con “Captain Glory”, un vaudeville di stampo britannico, scanzonato ed irriverente ed esplode nella finale “Long Day’s Flight”, che non ha niente da invidiare ai migliori 13th Floor Elevators in quanto a lucida follia.

L’anno dopo, in piena stagione Peace & Love, gli Electric Prunes realizzeranno il concept “pastorale” “Mass In F Minor”, che vede in formazione il solo Williams della band originale e successivamente la storia li vedrà in una triste parabola discendente… ma questo “Underground” resta uno dei capolavori partoriti nell’anno magico 1967.

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