No, non ci siamo. Mi dispiace cominciare con questo preambolo riguardo il nuovo album dei The End, ma la vistosa virata effettuata in questo ultimo album è all'acqua di rose, per per usare un eufemismo.

Non è assolutamente per il fatto che sia chiaro che la svolta melodica sia palese, quanto per la ovvietà della proposta che sembra atta ad avvicinare più ascoltatori possibili. Dangerous, L'open track, e la successiva The never Aftermath, non hanno elementi progressive, come ci voglino far credere, sono sciatta pantomima, inutili divagazioni che riempieno attimi poveri in tutte le direzioni, nei testi e nella struttura delle canzoni. Animal almeno nell'introduzione, è la ripresa semplificata e anche un po ridicola di quelli che i Nostri sono stati fino al precedente album "Within Dividia". E da qui in poi esce la parte più scontata dell'album: la voce del singer Wolff non è adatta al melodico, troppo impegnata a darsi a sè stessa un tono alla Cedric Bixler per intenderci, il tutto sa di Mars volta e folate TOOLiche anche nel mood sonoro, il tutto in chiave metal moderno.. come sembra che vada di moda dire nelle migliori riviste. Traspare questo e altro, arrivati ad un'inutile "A fell Wind" che dovrebbe continuare sulla scia di quelle carismatiche minisuite acustiche del precdente full-lenght ma che non è nient'altro che un fiacco riempitivo.

La svolta è drastica, coraggiosa, se ben strutturata avrebbe fatto gridare alla ennesima "next big thing"… si è rivelata un'altra occasione sprecata.

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