Tulipani, droga, Bimhuis.

Bimhuis, questo festival jazz che si tiene ad Amsterdam da circa 25 anni, di cui gli Ex sono la colonna portante, e di cui gli Ex hanno voluto proporci, in un entusiasmante doppio disco live, alcune delle loro migliori performance. In particolare, quelle del 1991, 1993, 2002, 2010, 2012, 2015, accompagnati da uno stuolo di ospiti, tra cui spicca una folta presenza Etiope, impegnati anche sul lato "visivo" (ballerini, direttori di circo) e si intravede anche un nostro connazionale, Roy Paci, alla tromba.

Ma non è tanto la presenza di mr. Toda joia, toda beleza a nobilitare questo capolavoro. Il lavoro proposto da questi guest (il cui elenco occupa due colonne di un'intera pagina di libretto con caratteri di dimensione 3, per intenderci) è eccezionale, per quanto ben pochi di questi (molti anche olandesi, francesi, britannici ed americani) li conoscessi.

Saranno forse quelle ore di concerto in cui si possono assaporare tutte le sfaccettature della carriera dei grandi olandesi, specie quella "sincretica" della seconda fase, in cui, accantonati gli spiriti anarcho punk, si sono gettati in "quella musica con ospiti molto vicini alle avanguardie, mescolando i generi come pochi", per utilizzare le testuali parole con le quali mi hanno fatto conoscere questo gruppo.

Quella degli Ex, in effetti, è una musica particolare. Ci senti il funambolico jazz rock dei Soft Machine, l'anarchia punkettona dei Crass, la genialità compositiva di Frank Zappa, le esperienze world music di Peter Gabriel; tanto per buttare giù qualche nome noto a tutti, per quanto - naturalmente - il tutto sia qualcosa d'altro rispetto alla somma delle parti, tanto più che le parti qui le ho stabilite io.

Sarà forse quel momento in cui l'ho acquistato, con il discaio che estrae questo disco da quella sezione un po' speciale del suo negozio con il cartello "sperimentale", ma che prima di porlo tra le mie avide man vuole farmelo ascoltare, sostituendolo alla musichetta che trasmetteva nel suo piccolo negozio, per farmi capire quanto fosse bello quel pezzo, quanto valesse quel percussionista, quanto fosse bravo quel chitarrista, quanto vorrebbe rivederli dal vivo per la quarta volta. Sticazzi. E poi mi segnala l'outfit, così proletario, ricordando con occhi quasi lucidi i bei tempi che furono.

Poi vabbé, la recensione è una cagata, ma compratelo. Ne vale la pena.


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