"Uno stronzo ma con del talento"

Questa fu una definizione data a Stanley Kubrick, presa da non so dove, e che secondo me si addice perfettamente anche a Micheal Keene, ascia dei The Faceless, uno dei gruppi più interessanti della scena Tech Death americana degli ultimi 10 anni.

Vado dritto al punto: "Planetary Duality" vince quasi su tutto, contenendo cascate di riff, arpeggi e dissonanze in pieno stile Technical Death Metal moderno senza scadere nel ridicolo (alcuni recenti Archspire) e nel cacofonico, un risultato che ha quasi dell'incredibile pensando a quanto sia estrema, in tutti i sensi, questa proposta.

Opera interessante anche dal punto di vista lirico, tratta dal macigno di David Icke Children of the Matrix, ossia di come l'essere umano in toto sarebbe una slave race di varie razze aliene, tema molto controverso e trattato di recente anche dai Blood Incantation e svariate altre band, musicalmente ispirato ai nomi più importanti del Death Metal contemporaneo avendo però in sè un gusto per le armonizzazioni e per la melodia secondo me più unico che raro nel suo genere.

Pezzi come The Ancient Covenant e le gemelle Planetary Duality 1 & 2 rappresentano secondo me dei veri e propri classici del genere (e non) copiatissimi da schiere e schiere di band in tutto il mondo; le chitarre affilatissime, la sezione ritmica forsennata e intricatissima e una performance vocale tirata fino allo stremo (in senso positivo) danno a questo disco un'aura gelida, quasi black metal, asciutta ma non priva di calore (ossimoricamente) e di sentimento, con rimandi alla musica classica più barocca come al Mathcore nella sua accezione più dissonante e caotica.

La produzione forse rimane il tasto dolente di un disco pressochè perfetto e che ha suscitato interesse in ogni dove since its release, non a caso, rappresentando uno dei pochi esempi di Technical Death Metal non manieristico e cacofonico, appunto, e che con una produzione più importante, avrebbe raggiunto vette ancora più alte in termini di gradimento ed efficacia.

La band si ripeterà con un successore assolutamente all'altezza, mentre negli anni, per colpa della dipendenza dalle droghe e di un carattere poco amichevole, perderà diverse line up impressionanti (da sottolineare Ewan Brewer al basso) e molte occasioni di diventare ancora più importanti nella scena internazionale.

La qualità rimane in ogni caso, e se siete dei die hard fan delle sonorità più estreme con dei contenuti armonici e melodici eccelsi, non potete assolutamente perdere questo disco.

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