Nebraska. Inizio anni ’90.
Sullo fondo annoiato e desolato della cittadina Omaha, i figli tristi e arrabbiati del Midwest americano si raccolgono attorno al collettivo discografico “Saddle Creek Records”.
La mission è inequivocabilmente low budget e lo-fi e il roster artistico concilia magicamente emocore, folk-rock e new-wave. All’ombra del mainstream si consolidano marchi prestigiosi come Bright Eyes, Cursive e The Faint. Questi ultimi si autoeleggono come i pionieri del revival anni '80, senza inutili patinature modaiole.
Sviata la strada dell’indie rock pavementiano (dopo l’album d’ esordio “Media”), la band collauda un’ originale formula Elettro-SynthPop, traendo ispirazione dal sound asettico e sofisticato di Human League, Depeche Mode e Talking Heads. Todd Baechle e soci abbandonano i riff di chitarra ed iniziano a giocare con synth analogici e drum machine, strizzando l’occhio alla scena newyrokese "all star e lustrini".
“Wet From The Birth” esce nel 2004 e il risultato è leggermente sotto alle aspettative dell’orrifico, ma travolgente “Danse Macabre”, di cui è uscita un’interessante raccolta di remix per la Astralwerks. L’album è innegabilmente ammiccante e ruffiano. Diverte senza ricorrere a scontati e banali idiomi commerciali. Arrangiamenti e testi sono arditi e sfacciati e il tutto è condito con una forte autoironia. In questo progetto i Faint affinano la loro ricerca sulle potenzialità espressive delle tastiere, aggiungendo una dosa massiccia di archi e ritmi dance. Nell’approccio musicale rimane ben identificabile l’indelebile ispirazione Punk di Orange, Bad Brains e Dead Kennedys.
Alla produzione, il deus ex machina di casa Saddle Creek, Mike Miggs, un maestro nel razionalizzare l’iperbolica inventiva della band di Omaha.
Durante l’ascolto spiccano prepotentemente i ritmi scanditi a suon di beat elettronici, con qualche incursione electroclash come in “Symptom Finger”. Non mancano citazioni dark-gotiche come in “Birth” e spudorati richiami ai Depeche Mode come in “Erection”… “I Dissapear” potrebbe essere tranquillamente una super hit mtviniana: base ritmica palpitante, testo delirante e un breve blitz in item goth-progressive.
Un bel polpettone, sconclusionato e schizzofrenico dove si possono ritrovare sonorità che spaziano dai chitarrismi alla Nine Inch Nails, a ritmiche techno in stile Basement Jaxx…
Eclettici o strampalati ? Esagerati o ingegnosi ?
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