Perdersi nell'universo di Mark E. Smith è pratica parecchio diffusa, frutto di una passione sconfinata e di uno spirito mai domo, confluito nella sua totalità nel mastodonte The Fall.
"Dragnet", secondo LP dell'allora quintetto proveniente dall'entroterra mancuniano, arrivò a compimento di un percorso cominciato nel 1976 e, ad onor del vero, tutt'oggi pratica aperta e multiforme. Viene qui sviscerato il temario da cui attingeranno le poliedriche mutazioni dei The Fall, dal punto di vista lirico come anche strettamente musicale. Rabbia da working class, Punk Rock minimale e scarno, chitarre capaci tanto di disegnare mantra Velvetiani ("Before The Moon Falls"), quanto di ricordare per lucentezza gli arabeschi di Michael Karoli, esplicite a riguardo "Psykick Dance Hall" e la nenia Can "Figure Walks".
In questo confine di coordinate, anzi uscendone fuori, viene dispiegata tutta la poetica selvaggia di Mark E. Smith, a traghettarci tra possessioni (il sabba "Spectre vs. Rector"), attacchi all'industria musicale ("Printhead") e prese di coscienza meta-politiche ("Muzorewi's Daughter"). Su tutto emerge una sensibilità Pop estremamente compiuta, per quanto scarna e primitiva, che trova la propria sublimazione nella spasmodica danza di "Flat Of Angles". Proprio dalla melodia di questo album, a sua volta meno esuberante del predecessore, ripartiranno nel successivo "Grotesque (After The Gramme)", salvo poi continuare il proprio processo linearmente evolutivo.
"Dragnet" è la prima grande dichiarazione di guerra di Mark E. Smith.
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